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Commenti e Inchieste

La politica industriale non si ferma

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Questo articolo è stato pubblicato il 01 febbraio 2011 alle ore 08:38.

Il dibattito sulla politica economica e industriale italiana, nonostante nel paese si sia tornato recentemente a parlare di altro, non si è mai interrotto. Anzi, ha continuato il suo scrupoloso lavoro fatto di continui confronti con il tessuto imprenditoriale e di analisi dello stato dell'arte. Proprio in questi giorni, su questo autorevole quotidiano, è stato messo in evidenza (riportando i dati del ministero dello Sviluppo economico) che nell'arco di un triennio la piena attuazione dello Small Business Act varrà un punto percentuale di Pil. Se, dunque, l'attenzione spesso è focalizzata su altri accadimenti, che mi auguro si sgonfieranno presto, la colpa non è solo della politica. È la forma stessa della notizia che, spesso, prescinde dalla sua sostanza.

Leggendo l'editoriale di Giorgio Santilli pubblicato su Il Sole 24 Ore di mercoledì 26 gennaio dal titolo "La politica annoiata lascia da sole le imprese" ho sentito il dovere, come sottosegretario allo Sviluppo economico e come membro di un governo che continua a lavorare per il bene del paese, di lanciare un appello alle imprese affinché non dimentichino quello che è stato fatto e che stiamo continuando a fare per lo sviluppo e il rilancio dell'economia italiana. Proprio in questi giorni stiamo lavorando, in un continuo e costruttivo dibattito con le aziende e con gli organismi territoriali, al decreto legislativo che recepisce le direttive europee in materia di energie rinnovabili. Il nostro obiettivo, con questo decreto, è ovviare all'incertezza normativa esistente per garantire gli investimenti finora intrapresi e ridurre il finanziamento delle rendite. In questo modo puntiamo a creare un vero e proprio sistema di mercato concorrenziale nelle tecnologie rinnovabili, un settore destinato a crescere ed essere sempre più strategico. Abbiamo approvato il decreto per favorire maggiore concorrenzialità nel mercato del gas con l'aumento dell'offerta del servizio di stoccaggio per importarne significativi volumi quando i prezzi sono più bassi e utilizzarli nei rimanenti periodi. In favore delle industrie energivore, vorrei aggiungere i progetti sui nuovi elettrodotti di interconnessione con i paesi esteri, che hanno permesso alle aziende di acquistare energia a costi competitivi, e i progetti di interrompibilità, un servizio per la sicurezza della rete offerto a Terna per il quale le aziende ricevono una adeguata remunerazione. A completamento di questa tipologia di interventi abbiamo di recente emanato il Conto energia e le Linee guida per le energie rinnovabili. Sul versante, poi, del sostegno alle Pmi, il cuore pulsante del tessuto imprenditoriale italiano, uno dei principali strumenti di politica industriale è il Fondo di garanzia, una vera e propria infrastruttura a disposizione del paese che favorisce l'accesso alle risorse finanziarie con la concessione di una garanzia pubblica. Questo strumento è stato ulteriormente potenziato con 785 milioni di euro per contratti di innovazione tecnologica e industriale. Inoltre sul versante occupazionale, abbiamo riconfermato per tutto il 2011 la cassa integrazione in deroga che rimane il principale strumento di risposta alle istanze provenienti da alcuni segmenti del mondo del lavoro per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali universali.

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La politica economica e industriale del nostro paese è fatta di queste e tante altre scelte messe in campo dal governo e che, messe insieme a sistema, cercano di contribuire a fare in modo che il paese faccia quel salto di qualità, da più parti invocato, e di creare prospettive di ripresa e di miglioramento, nonostante la poco felice congiuntura economica mondiale.

* L'autore è sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico

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