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Questo articolo è stato pubblicato il 04 febbraio 2011 alle ore 07:21.
L'ultima modifica è del 04 febbraio 2011 alle ore 10:15.
Per capire da dove viene la AAA assegnata dalle agenzie di rating ai titoli emessi dal fondo europeo di assistenza agli stati in difficoltà finanziaria (European financial stability facility - Efsf) basta fare alcuni semplici calcoli, sulle base delle informazioni reperibili sul sito dello stesso fondo. È vero che «non c'è alcuna formula matematica che aiuti» - come scrive Zingales sul Sole 24 Ore del 14 gennaio - ma qualche conto è possibile farlo.
Il fondo ha ricevuto garanzie dagli stati dell'area euro per 440 miliardi di euro. A fronte di queste garanzie, esso può emettere titoli per 367 miliardi, poiché deve mantenere un rapporto del 120% tra garanzie e titoli emessi. Nel caso dell'Irlanda (l'unico intervento finora attivato), il fondo prevede di erogare 17,7 miliardi di prestiti nel biennio 2011-2012, finanziati da emissioni di titoli per 26,5 miliardi. Ciò implica che il rapporto tra prestiti erogati e titoli emessi è pari a circa due terzi. Di conseguenza - mantenendo la stessa proporzione - a fronte di una raccolta potenziale di 367 miliardi, il fondo potrebbe erogare prestiti per 246 miliardi circa; il restante terzo dei fondi eventualmente raccolti verrebbe investito in una riserva liquida (cash reserve), secondo le regole di funzionamento del fondo. Un altro dato importante è che le garanzie prestate dai paesi a tripla A (Germania, Francia, Olanda, Austria, Finlandia, Lussemburgo) sommano a 255 miliardi, cifra superiore ai 246 di prestiti potenziali. Le agenzie di rating, dunque, si guardano bene dall'assegnare la tripla A a titoli garantiti da Spagna o Italia, cioè paesi a rischio medio-alto di crisi fiscale.
Riassumendo: ogni euro di titoli emesso dal fondo è garantito per un terzo dalla riserva in contanti e per due terzi dalla garanzia prestata dai paesi che già godono della AAA. Ecco perché le agenzie di rating sono disposte a concedere la AAA a questi titoli.
Questo spiega anche il successo della prima emissione di 5 miliardi, con domande pari a nove volte l'importo offerto, nonostante un tasso di rendimento (2,89%) di soli 6 punti base superiore al tasso interbancario (swap) sulla stessa scadenza (cinque anni). Alla luce dei numeri appena visti, non sembra fondato l'allarme dovuto alla constatazione che l'Efsf utilizza la sovra-collateralizzazione, come i famigerati Cdo (Collateralized debt obligation).