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Commenti e Inchieste

Una patrimoniale senza ragione alcuna

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Questo articolo è stato pubblicato il 05 febbraio 2011 alle ore 09:40.
L'ultima modifica è del 05 febbraio 2011 alle ore 08:14.

Una patrimoniale avrebbe più effetti negativi che benefici per le finanze pubbliche. È quanto sostenuto sul Sole 24 Ore di ieri da Guido Gentili e dall'ex ministro Vincenzo Visco. A parlarne per primo era stato Giuliano Amato. Misure strutturali No alle una tantum Antonio Martino Già ministro di Esteri e Difesa

Non ha alcun senso, per una ragione che mi pare ovvia, ma non sempre facile da vedere e da capire. Com'è noto, lo stock del debito aumenta o diminuisce a seconda del rapporto tra entrate e uscite: se le seconde superano le prime, il bilancio è passivo. Per ridurre la crescita del debito bisogna dunque ridurre il deficit, non si scappa. Non si può agire solo su quella parte della spesa totale che è discrezionale, che il governo può controllare. Si tratta in ogni caso di una percentuale molto piccola della spesa totale, e dunque non significativa per controllare il disavanzo. I cosiddetti tagli attuati dal ministro Tremonti hanno colpito proprio qui, incidendo fortemente sui settori più vitali dello Stato. Per la Difesa e la politica estera spendiamo meno dell'1% del Pil, una cifra assolutamente risibile. Osservo molto semplicemente che compagini statali senza pensioni e senza sanità pubblica sono esistite per millenni, ma mai nessuna senza Difesa e senza politica estera. Dunque, l'unica soluzione è porre mano a riforme strutturali: se si avrà il coraggio di farle, bene, altrimenti ho la certezza che un'eventuale patrimoniale servirà solo a guadagnare tempo senza risolvere il problema.
Avanzo primario e tanta pazienza Nicola Rossi Università Tor Vergata di Roma Sarebbe opportuno non parlarne nemmeno. Stabilito questo, e giusto per rispondere alla domanda, sottolineo che si tratta di un'operazione poco ragionevole per molte ragioni. Oltre alle questioni di carattere tecnico, bene evidenziate negli interventi di ieri di Guido Gentili e Vincenzo Visco, si tratterebbe di una misura molto iniqua e non sopportabile dal sistema. Giuliano Amato, quando ne ha parlato, ha detto che è il caso di introdurla perché lo Stato non riesce nemmeno a rendere ai cittadini i servizi essenziali: quindi, solo risparmiando sugli interessi si sarebbe permesso all'amministrazione pubblica di ritornare a fornirli. Questo argomento perde di peso se consideriamo che stiamo parlando di un paese, il nostro, in cui lo Stato intermedia più del 50% del Pil. Non gli basta? Vuole forse ancora di più? La sola via d'uscita è un taglio sostanziale a tutte le componenti non essenziali della spesa pubblica, accompagnato dalla privatizzazione delle tante, troppe attività gestite anche a livello locale. E poi, puntare sull'avanzo primario e tanta, tanta pazienza. Col che, e concludo, ci saremmo potuti risparmiare anche questo dibattito.

Tags Correlati: Antonio Martino | Politica | Pubblica Amministrazione | Università Studi Roma "Tor Vergata" | Vincenzo Visco

 

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