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Questo articolo è stato pubblicato il 08 febbraio 2011 alle ore 08:24.
L'ultima modifica è del 08 febbraio 2011 alle ore 06:38.
Ce n'è sempre una. Ora che l'arretrato si avvicinava a scendere sotto la sempre pur consistente quota di 500mila ricorsi (dieci anni fa era il doppio), Consiglio di Stato e Tar devono fronteggiare un'altra diminuzione, quella dei magistrati e del personale delle cancellerie. I numeri dei giudici e degli amministrativi sono sempre stati in sofferenza, ma da fine anno si sono assottigliati di colpo con la fuga in massa di quanti, avendone i requisiti, hanno anticipato la pensione per sottrarsi ai tagli su retribuzioni e Tfr imposti dalla manovra economica della scorsa estate.
E il blocco del turn–over impedisce nuovi reclutamenti. Senza magistrati e cancellieri diventa complicato celebrare i processi in calendario. Figurarsi la lotta all'arretrato. E niente può il nuovo codice – il primo della giustizia amministrativa – che ha debuttato a settembre promettendo sentenze più veloci e sintetiche. Di questo non potrà non parlare il presidente del Consiglio di Stato, Pasquale de Lise, aprendo oggi l'anno giudiziario. Anche se per i magistrati una soluzione può esserci: la diserzione in massa dagli ambiti uffici di vertice dei ministeri e dai collegi delle autorità indipendenti per tornare a occuparsi a tempo pieno dei processi.