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Questo articolo è stato pubblicato il 09 febbraio 2011 alle ore 08:05.
L'ultima modifica è del 09 febbraio 2011 alle ore 06:38.
Il Parlamento europeo, ancorché con tempi e modi sbagliati, ha posto una questione seria: l'indipendenza delle neonate authority di vigilanza su banche, mercati finanziari e assicurazioni. Peccato che il risveglio dei parlamentari appaia tardivo nella tempistica e superficiale e sbagliato nelle argomentazioni. Insomma un'uscita che sa tanto di piccolo cabotaggio politico.
Un paio di giorni fa, con un'uscita a sorpresa, la Commissione economica del Parlamento europeo ha momentaneamente sospeso la sua decisione in merito ai vertici dei tre istituendi organismi europei di coordinamento della vigilanza - tra cui spicca un ottimo rappresentante della nostra Banca d'Italia - che dovranno occuparsi di banche, mercati finanziari e assicurazioni rispettivamente da Londra, Parigi e Francoforte. La ragione principale di questa sospensione è stata individuata nella necessità di avere maggiori garanzie in termini d'indipendenza di tali organismi.
I difetti lamentati sono essenzialmente tre: salari poco competitivi, limiti d'età inappropriati, scarsa attenzione alla rappresentanza femminile. Inoltre le doglianze hanno riguardato il poco tempo concesso al Parlamento per esaminare le candidature dei vertici. La sospensione ha un obiettivo: avere garanzie per il futuro che gli stati membri e la Commissione tengano in maggior conto il Parlamento quando dovranno decidere le nomine.
La decisione del Parlamento è il classico caso di montagna che partorisce il topolino. Si rischia di svilire con argomenti di contorno un tema cruciale per l'efficacia dell'azione di un'authority e che invece è stato colpevolmente trascurato nel disegno della nuova archittettura dei controlli in Europa.
La riforma della vigilanza dell'Unione ha infatto trascurato una delle più evidenti lezioni della crisi finanziaria 2007-2009: occorre avere un'autorità finanziaria unica, che sia al contempo indipendente dai governi e accountable al Parlamento. Nei diversi paesi la vigilanza sui mercati ha contributo al fallimento dei controlli per almeno due ragioni. L'incapacità di comprendere la crescita incontrollata e complessa dei debiti privati, soprattutto delle banche d'investimento ma anche commerciali, è stata accentuata dall'eccesso di autorità di vigilanza.