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Questo articolo è stato pubblicato il 13 febbraio 2011 alle ore 13:59.
È ormai chiaro che da qui al 17 marzo, giorno culmine dei festeggiamenti per i 150 dell'Unità di Italia, sarà una polemica dietro l'altra, tra precisazioni, distinguo, sottolineature. Festeggiare o non festeggiare anche in Alto Adige? Il dilemma è stato risolto per il «no» dal presidente della provincia autonoma di Bolzano Luis Durnwalder. Continuare a finanziare la suddetta provincia autonoma? Il veracissimo Matteo Renzi, data l'ostinazione di Durnwalder, è dell'idea che non sia più il caso.
L'Alto Adige sembra il parafulmine delle polemiche, perché luogo di storia divisa, e diventa metafora delle tante, invisibili barriere che percorrono le vene aperte dell'Italia, la sua storia più o meno incompiuta. Poi succede che un ragazzone dal nome austriaco e dal sorriso largo - tal Christof Innerhofer - vinca due medaglie di sci in tre giorni. E che a domanda risponda: «Ho la scritta Italia sulla tuta, è chiaro che dedico la vittoria al mio paese». E si capisce che si dovrebbe avere la sfacciataggine dei suoi 26 anni. Che questa Italia dai cognomi strani dovrebbe fare reset non della memoria - ciò sarebbe criminale -, ma dell'inguaribile vocazione a guardarsi i talloni anziché le punte. Per festeggiare, dovrebbe fare professione di futuro.