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La ricetta di Obama e la crescita difficile

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Questo articolo è stato pubblicato il 16 febbraio 2011 alle ore 08:15.
L'ultima modifica è del 16 febbraio 2011 alle ore 06:39.

La Casa Bianca ha presentato il bilancio 2012: 3.730 miliardi di dollari con una riduzione della spesa di 1.100 miliardi in dieci anni. Il risanamento dei conti federali è per due terzi affidato ai tagli e per il resto sulle entrate. Il presidente Usa Barack Obama ha detto che, anche se lo stato di salute dei conti pubblici americani è preoccupante, «c'è bisogno di usare lo scalpello invece del machete per ridurre la spesa».

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Franco Bruni Università Bocconi di Milano Il bilancio 2012 presentato da Obama è un passo necessario, sostanziale e, nel complesso, abbastanza severo. Appare però troppo ottimista nelle previsioni: abbassamento del rapporto deficit/Pil dall'11% del 2011 al 5-7% del 2012. Ai numeri del Blue Book sembra mancare la filosofia di fondo, quella che Obama dovrebbe illustrare al paese: gli americani sono attesi da anni di sacrifici con redditi in calo e cambio delle strutture retributive. Nell'economia globale gli Usa non sono più leader ma co-partner del mondo in cui contano molto meno rispetto al passato.
Nel breve periodo gli Stati Uniti possono forse crescere ancora sostenuti da artifici quali la moneta e gli aggiustamenti fiscali ma servono misure sostanziali sul lungo periodo. Barack Obama si era presentato come un poeta, un buonista, ora che si trova davanti alla crisi globale deve intervenire e con maggiore severità altrimenti la crescita resterà un'utopia e ancor di più un'inversione di tendenza sul fronte occupazionale.

CONTRO Servono ancora politiche espansive Riccardo Realfonzo Università del Sannio Certo, la proposta di Obama è di gran lunga preferibile rispetto al piano di abbattimento del disavanzo sostenuto dai repubblicani. Ma occorreva più coraggio nel proseguire con la politica espansiva, che, come gli studi di Blinder e altri dimostrano, è stata efficace nel contrastare la crisi. Un coraggio che sarebbe stato necessario anche considerato che, nonostante gli sforzi, la disoccupazione quest'anno resterà sopra il 9 per cento. Anche la composizione della manovra non mi convince del tutto. Considerata la natura della crisi che hanno attraversato, sarebbe stato più utile non toccare la spesa sociale e semmai agire sulla rimozione degli sgravi fiscali introdotti da Bush.
Le prospettive di crescita si riducono con questa proposta rispetto a quanto si sarebbe verificato con il prosieguo della politica espansiva. E, naturalmente, anche il tasso di disoccupazione tenderà a ridursi più lentamente. E questo nonostante il fatto che Obama, con ben altra lungimiranza di quanta se ne trovi in Europa, si sia ben guardato dal tagliare le spese per l'istruzione e la ricerca.

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