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Questo articolo è stato pubblicato il 20 febbraio 2011 alle ore 08:14.
L'Italia è un luminoso esempio della bontà degli assunti della teoria della public choice elaborata anni fa da James Buchanan e Gordon Tullock. Questa scuola di pensiero si interroga sul fatto se, a fronte di presunti fallimenti del mercato, la cura adatta sia l'interventismo governativo, visto che i fallimenti dello Stato sono molto più gravi. Chi pensa che di fronte a qualsiasi problema la "politica debba fare qualcosa" si immagina pubblici funzionari disinteressati, neutrali e perfettamente informati. Invece brancolano nel buio, sono ottenebrati dai loro pregiudizi e, soprattutto, perseguono un loro interesse personalissimo: essere rieletti i politici, aumentare il proprio potere i burocrati e tutti e due - in molti casi - fare un bel gruzzolo. Le condizioni sono ideali: favorire le lobby o singoli individui porterà la loro riconoscenza, mentre la singola decisione contraria all'interesse generale non è facilmente percepibile dall'elettorato, quindi c'è spazio per la discrezionalità; tanto si gioca coi soldi altrui (quelli pubblici, appunto), non i propri.
Entrano in scena Affittopoli a Milano, Parentopoli a Roma (immortalata su You Tube dal video "Aggiungi un posto all'Atac") e il Cinzia-gate di Bologna. È accaduto tutto negli ultimi giorni: a Bologna l'ex-sindaco Delbono ha patteggiato un anno e sette mesi di reclusione per l'uso illecito di denaro pubblico. Nella capitale la procura ha messo sotto inchiesta l'amministratore delegato dell'Ama (l'azienda municipalizzata che si occupa dei rifiuti) e altri funzionari per una caterva di assunzioni effettuate negli ultimi anni dalla società (le indagini per quelle dell'Atac sono partite a dicembre). A Milano, infine, è scoppiato lo scandalo per i canoni d'affitto spesso bassissimi che 1.064 affittuari pagano per usufruire del patrimonio immobiliare del Pio Albergo Trivulzio.
Per Delbono, lo si sa, fatale fu storia con la sua segretaria Cinzia; a Roma, a prescindere dagli esiti dell'inchiesta penale, è facile riconoscere un episodio di clientelismo su larga scala, con 1.300 assunzioni nel passato biennio su un totale di 7mila dipendenti, alcune delle quali senza concorso e a favore di personaggi la cui incompetenza (come la simpatica cubista che manco si ricordava se aveva fatto il concorso) sembra evidente.