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Questo articolo è stato pubblicato il 21 febbraio 2011 alle ore 08:26.
La corruzione? È una questione di prospettiva. Quella dell'uomo della strada è che l'Italia sia il paese delle mazzette. L'indice di Transparency international – costruito sulla percezione dei cittadini circa il grado di corruzione dentro e fuori la pubblica amministrazione – da anni ci colloca nei posti bassi della classifica del malaffare, ben lontani dai modelli virtuosi. Le denunce di corruzione e concussione raccolte dalle forze di polizia, invece, non arrivano a duecento. Numeri certamente da non sottovalutare, ma ben lontani dal fenomeno percepito.
Una fotografia che – come illustra il Saet, il servizio anticorruzione del ministero della Pubblica amministrazione, di cui è prossima la nuova relazione al Parlamento – non è cambiata negli ultimi sei anni. Certo, c'è da mettere in conto il lato oscuro della corruzione, quello non denunciato. Difficile da quantificare ma – secondo gli esperti – non tale da giustificare l'equivalenza Italia uguale tangente. Perché allora vediamo mazzette e spintarelle dietro ogni angolo? Non c'è dubbio che i grandi scandali, vecchi e nuovi, finiscano per sedimentarsi nell'immaginario collettivo. Da tangentopoli a un presidente del consiglio accusato di aver forzato la mano per ottenere un favore personale. Se lo fa lui...