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Questo articolo è stato pubblicato il 22 febbraio 2011 alle ore 08:46.
Sul New York Times di ieri, la columnist Maureen Dowd ha deprecato il caso del blogger di sinistra Nir Rosen, collaboratore dei settimanali Nation e New Yorker, ricercatore alla New York University, che ha lamentato su Twitter «Dio mio adesso diventa una martire», quando la giornalista della Cbs Lara Logan è stata violentata a piazza Tahrir al Cairo, durante la rivolta contro Mubarak. Rosen ha scherzato sullo stupro perché considera la Logan «guerrafondaia», visto che non ne condivide le idee sul Medio Oriente.
E, tanto per non sbagliare, il radical Rosen ha augurato anche ad Anderson Cooper della Cnn di essere violentato. In gara per il peggio sul web, la blogger di destra Debbie Schlussel rilancia: «Lara Logan ha difeso gli animali egiziani, adesso vede di che cosa son capaci gli islamici». E il blog conservatore Mofo Politics conclude lo squallore e la violenza web: «Se non ci beccassero, anche noi stupreremmo la Logan». Innumerevoli i messaggi di odio anonimi. Arriva dunque anche sul Times il dibattito che il Sole 24 Ore, Morozov, Lanier, Carr fanno da tempo: se sul web prevarrà l'odio populista, le nostre democrazie fanno un drammatico passo indietro. Non c'entra la censura, c'entra la ragione!