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Questo articolo è stato pubblicato il 23 febbraio 2011 alle ore 08:24.
Nel suo libro Italia Forza, l'ex direttore dell'Economist Bill Emmott gli dedica pagine appassionate. Il cosmopolita giornalista e il quasi centenario imprenditore siciliano a confronto è solo un'apparente contraddizione. Domenico "Mimì" La Cavera, morto ieri a 95 anni, fino all'ultimo dei suoi giorni è stato il brillante, lucido, appassionato imprenditore siciliano, innamorato della sua isola e del paese. Un visionario con una personalità straripante, deciso e concreto. Nel 1949 aveva fondato Confindustria Sicilia, diventata sotto il suo impulso Sicindustria.
Poi ha attraversato da protagonista tutti gli avvenimenti del secolo scorso che hanno segnato la storia dell'isola: il milazzismo, l'arrivo della Fiat a Termini Imerese (SicilFiat, come la definiva, il prefisso prima di tutto), lo sbarco di Enrico Mattei - prima favorito, poi osteggiato perché fautore dei monopoli. Mai domo, negli ultimi anni alzava il telefono, chiamava Ivan Lo Bello e Antonello Montante e partiva alla carica con il suo sacrosanto cavallo di battaglia: non c'è Sicilia senza industria, non c'è una Sicilia Disneyland solo turismo e agricoltura. Un'idea antica e modernissima dell'autonomia.