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Questo articolo è stato pubblicato il 25 febbraio 2011 alle ore 08:16.
L'ultima modifica è del 25 febbraio 2011 alle ore 06:39.
In Germania le quote rosa vengono chiamate Frauenquote: il suono è magnifico perché alle orecchie di un italiano dà quel senso d'imperatività, inflessibilità e indocilità che sono le caratteristiche, per l'appunto, delle riserve indiane destinate alle signore.
Il dibattito de' noantri ha preso una piega piuttosto bizzarra: da una parte donne che disinteressatamente combattono per giusti diritti spalleggiate da maschi redenti e aperturisti che sì, certo, anche nelle loro aziende vorrebbero tanti consiglieri donna, salvo non averne finora messa nessuna o quasi.
In mezzo prudenti gradualisti che anche loro, per carità, son convinti che le Frauenquote siano wunderbar, ma implorano che almeno vengano introdotte lentamente e con sanzioni meno severe. Infine, uno stravagante gruppo di donne e uomini che dicono di no punto e basta, per motivi di libertà, dignità ed efficienza economica.
Proviamo a riassumerli? Le Frauenquote (anche nella versione temporanea proposta in Italia) sono un attentato alla libertà personale e d'impresa (e ledono il principio costituzionale di eguaglianza, ma non voglio farne una questione giuridica). Le aziende sono proprietà degli azionisti i quali scelgono per governarle chi pare a loro. Sono prigionieri di pregiudizi? Peccato: la performance delle loro società sarà peggiore delle altre. Non è questione di poco conto: la libertà viene intaccata poco per volta sempre per i più nobili motivi, finché, pezzetto per pezzetto, non ne rimane più.
Dignità. È l'argomento che viene sollevato più spesso dalle donne contrarie alle Frauenquote (mi ha divertito un articolo sui blog del Sole 24 Ore di Rosanna Santonocito che le ha paragonate alla legge Porcellum). L'essere delle raccomandate farà emergere una piccola casta di super-gettonate "gonne dorate" (come in Norvegia) o di parenti e amiche che avranno effetti devastanti verso le veramente brave: quando all'interno di un gruppo mi è difficile distinguere tra chi è capace e chi no, per andare sul sicuro considero tutti inaffidabili (George Akerlof ci ha vinto un Nobel applicando la teoria ai venditori di macchine usate). Accade anche per gli uomini, si ribatte. Quindi per rimediare a un male ne creiamo un altro?