Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 21 febbraio 2012 alle ore 07:59.
L'ultima modifica è del 21 febbraio 2012 alle ore 06:40.

My24

Il futuro passa attraverso un progetto da 105 milioni, un protocollo d'intesa tra ministero dei Beni culturali e Unesco che dovrebbe portare alla definizione di interventi per la salvaguardia di Pompei e una sponsorizzazione che coinvolgerà il consorzio Epadesa e l'Unione industriali di Napoli.

Il crollo della Schola armaturarum del 6 novembre 2010 e i successivi cedimenti hanno acceso i riflettori sul sito. Nel 2006 la soprintendenza aveva individuato (inascoltata) un fabbisogno di 250 milioni per la sicurezza. Adesso ce ne sono 105: li stanzia la Ue e il ministro Fabrizio Barca li inserisce nel piano di coesione «perché vengano spesi presto e bene».

Nei prossimi tre anni, 85 milioni andranno a lavori di consolidamento, 8 milioni a rilievi e analisi, 7 a un piano di fruizione del sito, 3 per rafforzare la squadra della soprintendenza, 2 a un piano di sicurezza. «L'erogazione dei fondi - spiega il segretario generale del Mibac, Antonia Pasqua Recchia - avverrà man mano che procedono le attività nel quadriennio 2012-2015. I bandi partono ad aprile 2012». Oggi sul sito sono in corso 13 interventi di consolidamento, per un importo di 10,5 milioni, e sono stati assunti 22 professionisti. Si lavora anche di diplomazia: «È in fase avanzata il confronto tra Mibac e Unesco – dice Francesco Caruso, ambasciatore consigliere speciale dell'organizzazione che fa capo alle Nazioni Unite – per stendere entro un anno una nuova mappa dei rischi».

E creare le premesse per l'apporto dei privati: l'asse tra l'Unione industriali del capoluogo partenopeo, presieduta da Paolo Graziano, e il consorzio di imprese edili francesi Epadesa è un primo passo. Ed è un metodo elogiato dallo stesso ministro Barca. A inizio marzo dovrebbe tenersi nel capoluogo un incontro tra le due organizzazioni: «Puntiamo - spiega Maurizio Di Stefano, presidente di Icomos e fra gli ideatori del progetto - a colmare il gap di infrastrutture turistiche di cui soffre il territorio al di fuori delle mura degli scavi e a devolvere una quota dei proventi al ministero per la salvaguardia del sito». Epadesa ha fatto sapere che è pronta a investire un minimo di 20 milioni l'anno per dieci anni.
Ci si chiede che cosa abbia determinato lo scempio. Luca Zan, docente di Scienze aziendali dell'Università di Bologna: «La riforma del '97 che concedeva alla soprintendenza autonomia finanziaria è nata monca ed è stata tradita».

Quindici anni fa il Mibac diede ai siti vesuviani la facoltà di gestire in autonomia i proventi del botteghino (per il 2011, 21 milioni più 1,8 milioni da incassi sui servizi aggiuntivi), «ma i 711 lavoratori della soprintendenza - precisa Zan - continuavano a risultare dipendenti del ministero, fatto che ha reso impossibile un efficientamento delle risorse umane». Poi, scelte gestionali poco felici: «L'abolizione del city manager - spiega il professore - 70 milioni di proventi della soprintendenza che il ministero ha speso in maniera centralistica con scelte opinabili; la stagione commissariale che ha insistito sul marketing trascurando la conservazione; l'accorpamento delle soprintendenze di Napoli e Pompei». Adesso si ricomincia da 105 milioni.

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi