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Questo articolo è stato pubblicato il 24 febbraio 2012 alle ore 07:43.
L'ultima modifica è del 24 febbraio 2012 alle ore 06:39.

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Non lamenti, ma voglia di essere propositivi, di ripensare il rapporto impresa-cultura-pubblico. E molta voglia di essere protagonisti, di ritrovarsi e fare sistema. Forse sono queste le sensazioni prevalenti tra i partecipanti, a vario titolo, al grande convegno organizzato da Sole 24 Ore a Milano e preceduto dal Manifesto per la cultura, promosso dal supplemento Domenicale e sottoscritto a ieri da più di mille firme.

Lo ha sottolineato Patrizia Asproni, presidente Fondazione Industria e Cultura: «Il Manifesto della cultura pubblicato da Il Sole 24 Ore Domenica è un salto antropologico: i due comparti finalmente stanno dialogando. La cultura è sviluppo economico: l'industria è cultura. Penso che il Manifesto del Sole sia un punto di partenza. Mi sono ritrovata molto in questa ricerca, è aumentata la partecipazione dell'impresa alla cultura. Il territorio è fortemente connesso alla valorizzazione del patrimonio culturale.

Abbiamo bisogno delle istituzioni. I finanziamenti in Europa sono altrove oggi. Questa è la vera collaborazione pubblico privato, ecco perché Confindustria ha creato una associazione non profit».
Un rilancio possibile sottolineato anche dalle parole di Franco Duc, responsabile Direzione comunicazione Cariparma Crédit Agricole: «Mecenati o mercanti? Non siamo né l'uno né l'altro, ma siamo convinti che l'arte sia un patrimonio che arricchisce tutti anche economicamente perché può, con i suoi valori e la sua bellezza, trasmettere idee importanti. Quando faccio vedere le nostre carte di credito all'estero con le immagini dei grandi pittori italiani, mi dicono "chapeau"».

E se il colpo di teatro della carta firmata può essere anche un bell'investimento di marketing (non banale) c'è chi si preoccupa di fare sistema in maniera diversa e complementare. Carlo Montagna, partner Bonelli Erede Pappalardo: «Il mecenatismo è ottima cosa quando dispone di fondi propri; non credo che la stessa libertà la possa godere chi amministra i soldi di altri. Si deve cioè fare in modo che ci sia un ritorno di investimento. Nell'ambito di un contratto di sponsorizzazione deve rientrare una collaborazione di tipo corrispettivo. La collaborazione tra pubblico e privato ha bisogno di soldi, che secondo me ci sono. I privati ci sono, bisogna non disincentivare, e noi come avvocati per primi. Anche da noi c'è bisogno di superare la cultura del cavillo e del sospetto, che impedisce alla pubblica amministrazione di lavorare bene. Come è successo nel caso del restauro del Colosseo».

Non basta. È tutto il sistema committenti-produttori di arte che si deve ripensare. E secondo Antonio Scuderi (24 Ore Cultura) le «ottocento persone iscritte a partecipare a questo evento dimostrano che, quando parliamo seriamente di valorizzazione del capitale culturale, lo facciamo con un approccio professionale, con un'attenzione prioritaria al territorio. Stiamo tentando di dare forma al capitale culturale del nostro Paese, una scommessa per ora non ancora pienamente vinta. A dispetto delle cifre importanti sul Pil prodotto dalla cultura, e del mezzo milione di persone che con la cultura lavorano, ci dobbiamo ricordare che il bilancio del ministero dei beni culturali è passato da 2,2 miliardi di euro nel 2001 a 1,5 miliardi di euro del 2011. Non ci sono state politiche organiche per l'organizzazione culturale neanche nell'agenda di questo governo. Non c'è questo tema. Se si riposiziona questo Paese non si può dimenticare il nostro vantaggio competitivo, che è il comparto culturale. Il comparto culturale deve diventare un'industria, che è una scommessa reale. Bisogna che si trovino forme più innovative di finanziamento al pubblico. La scommessa vera è sui territori, il capitale culturale è sui territori e qui si deve favorire la proliferazione di partenariati di progetto, l'unico modello efficace di valorizzazione del capitale culturale. Le imprese culturali vanno sostenute e agevolate con tutti gli strumenti fiscali e normativi»

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