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Questo articolo è stato pubblicato il 08 agosto 2014 alle ore 07:15.
L'ultima modifica è del 08 agosto 2014 alle ore 09:05.

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I prestatori sani temettero che i creditori avrebbero richiesto tassi più alti, qualora si fossero ammorbidite le sanzioni per un'eventuale inadempienza.

Di recente, in conseguenza di una nuova analisi dei prestiti concessi dall'Fmi alla periferia d'Europa (e in particolare alla Grecia), il Fondo ha proposto un approccio diverso per la ristrutturazione del debito, che forse potrebbe essere più facile tradurre in realtà.
L'Fmi adesso ammette che il grosso dei suoi finanziamenti effettivamente è stato utilizzato per permettere ai creditori a breve termine di uscirne senza perdite. In seguito a ciò, però, non è rimasto denaro a sufficienza per contribuire ad alleggerire i tagli di bilancio resisi necessari per l'improvvisa frenata imposta ai finanziamenti esteri.

L'esperienza della recente crisi della zona euro contrasta fortemente con la crisi debitoria vissuta dall'America Latina negli anni Ottanta, quando alle banche non fu permesso di liberarsi in tutta fretta dei loro prestiti. Qualora la nuova proposta fosse adottata, l'Fmi potrebbe in linea teorica rifiutare i finanziamenti ai paesi che hanno un cumulo di debiti ritenuto verosimilmente insostenibile dagli operatori dell'Fmi. I creditori dovrebbero prima di ogni altra cosa acconsentire a una "riprofilatura" del debito.

Il termine "riprofilatura" è un eufemismo che designa la ristrutturazione del debito, che consente ai paesi di prendere capitali in prestito dai creditori esistenti per periodi più lunghi e a tassi di interesse inferiori rispetto a quelli che sarebbero in grado di avere nel libero mercato. Sebbene non sia affatto chiara la facilità con la quale l'Fmi potrebbe mantenere tale linea nei confronti dei creditori più irriducibili, se la nuova politica fosse adottata rafforzerebbe l'approccio del Fondo nei casi nei quali si ritrova costretto a buttare via denaro di continuo.

Per adesso, gli Stati Uniti paiono recalcitranti a seguire la proposta dell'Fmi. Evidentemente, le autorità statunitensi credono che in talune circostanze la geopolitica possa avere la meglio sull'economia (e lo si vede, per esempio, nel recente re-ingresso dell'Fmi in Ucraina dopo una sfilza di programmi falliti).

Questa ostilità da parte dell'America è deprecabile. Sarebbe di gran lunga meglio, infatti, se gli Usa trovassero modalità semplici per assegnare contributi a fondo perduto nei casi eccezionali quali quello dell'Ucraina, invece di progettare l'intero sistema finanziario internazionale intorno ad essi.

Tenuto conto delle ricorrenti complicazioni nel giudicare i contratti del debito sovrano nei tribunali stranieri, e dell'incapacità da parte della comunità internazionale a mettere a punto una procedura credibile e giusta per i fallimenti stranieri, forse l'idea migliore potrebbe essere quella di indirizzare il grosso dei flussi del debito internazionale verso i tribunali dei paesi debitori. Jeremy Bulow e io 25 anni fa facemmo una proposta di questo tipo, e questo resta tuttora l'approccio giusto.

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