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Questo articolo è stato pubblicato il 13 ottobre 2014 alle ore 08:19.
L'ultima modifica è del 13 ottobre 2014 alle ore 08:34.

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La tagliola sui tempi – unita alla costante spending review cui sono chiamati anche i bilanci locali – sta già mettendo i sindaci alle strette. Dopo 30 giorni dalla pubblicazione ufficiale dei nuovi modelli di domanda (attesa entro novembre), entrerà in vigore il nuovo sistema di calcolo. E le nuove prestazioni agevolate potranno essere concesse solo su questa base.

I Comuni, quindi, stanno iniziando a ragionare per ridefinire le soglie Isee sotto le quali scatta il diritto agli sconti. Un compito difficilissimo – se non impossibile – perché si tratta di fare simulazioni con dati che in parte le amministrazioni locali non possiedono neppure. Con il rischio di aprire un buco in bilancio (se le nuove soglie saranno troppo generose) o di ridurre drasticamente la platea dei beneficiari (se saranno troppo severe). L'esperienza dell'Imu dimostra che, di fronte a un'incertezza, i tecnici dei Comuni hanno sempre tenuto un margine di sicurezza per chiudere i conti "in nero". Lo scenario di una possibile stretta nasce da qui. Oltre che dai vincoli di bilancio. «Nel 2013 – spiega Achille Variati, sindaco di Vicenza e delegato dell'Anci per il Welfare – nel 70% dei Comuni italiani sono rimasti invariati i servizi sociali, rispetto all'anno prima. E questo non perché siano diminuiti i bisogni, ma perché i Comuni non ce la fanno a sostenere le spese».

Sulla stessa linea d'onda Pierfrancesco Majorino, assessore alle politiche sociali del Comune di Milano: «Il Governo non deve sottovalutare l'effetto del debutto del nuovo Isee e dei continui tagli alla spesa sociale. Il lavoro dei Comuni – continua – è trovare un punto di equilibrio delicato tra l'esigenza di non penalizzare i cittadini bisognosi e quella di contenere la spesa. Proprio ora, sarebbe necessario che il ministero del Lavoro coordinasse il lavoro dei Comuni». Peraltro, se i Comuni non riuscissero ad approvare in tempi brevi i nuovi regolamenti (che devono passare per l'approvazione del Consiglio), il nuovo Isee scatterebbe con le vecchie soglie. Rischiando, quindi, di ridurre realmente i beneficiari.
Un altro fronte "caldo" è quello dei Caf, su cui pioveranno le richieste di circa sei milioni di famiglie che ogni anno si fanno calcolare l'Isee. «Ci servirà almeno un mese di tempo per formare il personale in tutte le sedi provinciali – si lamenta Valeriano Canepari, presidente della Consulta dei Caf – e dovremo cambiare tutti i nostri software». Mentre Dino Giornetti, del Caf Cisl, fa notare che «il nuovo indicatore è totalmente diverso dal precedente, e sarà necessario quindi richiedere ai cittadini un numero maggiore di informazioni e di documenti».

Per la Pa, la sfida sarà tenere il passo con la complessità del nuovo sistema. Sia perché il rilascio dell'Isee avvenga nei tempi previsti (una decina di giorni, tra l'acquisizione dei dati dichiarati dal cittadino e quelli da ricavare dalle banche dati), sia perché il sistema dei controlli funzioni davvero.

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