Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 09 novembre 2014 alle ore 14:21.
L'ultima modifica è del 09 novembre 2014 alle ore 15:20.

My24

Il premio alla lista è una buona idea. Su questo non ci sono dubbi. La sorpresa davanti all'ennesimo colpo di scena non deve oscurare il merito della questione. Senza il premio alle coalizioni saltano alcune delle caratteristiche più critiche dell'Italicum attuale.
Una è la presenza della doppia soglia: una soglia più alta per le liste che stanno da sole (8%) e una più bassa (4,5%) per quelle che si accoppiano.

Con il premio solo alla lista la soglia diventa necessariamente unica. Questo semplifica la competizione elettorale e assicura l'autonomia dei partiti. L'altro vantaggio del premio alla lista è l'eliminazione dell'incentivo a fare liste fasulle per raccogliere voti da utilizzare per vincere il premio. Nelle elezioni del 2013 la coalizione di Berlusconi comprendeva ben 9 liste. Nel 2006 erano 12, e quella di Prodi addirittura 14. Lo stesso meccanismo è presente nell'Italicum nella sua versione attuale. Last but not least, con il premio solo alla lista si elimina il rischio di risultati “perversi”. Infatti, con il premio alla coalizione potrebbe accadere che uno solo dei partiti coalizzati superi la soglia di sbarramento. In questo caso incasserebbe tutti i seggi spettanti alla coalizione sfruttando i voti dei suoi alleati che restano sotto la soglia.

Queste sono tutte ottime ragioni per dire che il premio alla lista è una buona cosa dal punto di vista tecnico. Ma lo è anche dal punto di vista politico. Infatti una modifica del genere altera positivamente il modello di competizione che ha caratterizzato la politica della Seconda Repubblica. A partire dal 1994 questo modello si è basato sulla coesistenza di partiti più grandi e partiti più piccoli all'interno di coalizioni pre-elettorali. La formazione di queste coalizioni è stata incentivata prima - dal 1994 al 2001 - dal collegio uninominale e dalla disponibilità dei partiti più grandi a spartire i collegi della Mattarella con i partiti più piccoli. Dopo la riforma elettorale del 2005 l'incentivo alla formazione di queste coalizioni era legato alla presenza di un premio di maggioranza e dal meccanismo della doppia soglia. Per massimizzare la possibilità di vincere i partiti più grandi corteggiavano quelli più piccoli. Questi ultimi erano spinti ad accettare l'abbraccio per ottenere lo sconto sulla soglia e eventualmente partecipare al governo in caso di vittoria. Il risultato finale erano coalizioni poco coese e governi instabili. Con il premio solo alla lista questo modello sparisce.

Se questo sarà l'Italicum futuro ogni partito correrà da solo. Un partito vincerà il premio di maggioranza al primo turno se raggiungerà una certa soglia di voti che per ora è fissata al 37%. Oppure al secondo turno se nessuno raggiungerà tale soglia e si andrà al ballottaggio. Con questo sistema solo i partiti più grandi avranno possibilità di vincere e quindi di governare. I più piccoli dovranno accontentarsi di essere presenti in parlamento, ammesso che superino la soglia di sbarramento. Oppure dovranno confluire in quelli più grandi come ospiti in un listone dentro il quale perderanno la propria identità. Se questo ultimo sarà effettivamente uno degli effetti del premio alla lista i partiti più grandi diventeranno sempre più grandi trasformandosi ancor più in partiti acchiappatutti. Quando Renzi parla di partito della nazione è probabile che pensi ad una evoluzione del genere, che il premio alla lista indubbiamente favorisce.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi