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Questo articolo è stato pubblicato il 09 novembre 2014 alle ore 14:21.
L'ultima modifica è del 09 novembre 2014 alle ore 15:20.

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È possibile che tutto ciò porti alla lunga ad un assetto bipartitico della politica italiana? Sì e no. Da un certo punto di vista è certo che il premio alla lista favorirà una competizione incentrata sui due partiti più competitivi. Una volta che gli elettori si saranno resi conto che votare un partito minore vuol dire non influire sulla scelta del governo una parte di loro sceglierà di dare il suo voto a uno dei due partiti che hanno reali possibilità di vincere. Questo produrrà una tendenza al bipartitismo. In ogni caso però è del tutto improbabile che solo due partiti sopravvivranno. Nemmeno in Gran Bretagna si è arrivati a questo. Se le soglie di sbarramento non saranno troppo elevate ci saranno sempre partiti piccoli che rappresenteranno un elettorato incoercibile. Esattamente come avviene in Gran Bretagna nonostante la camicia di forza del collegio uninominale maggioritario.

Ed è giusto che sia così. Per questo è bene che le soglie di sbarramento non siano troppo elevate. In fondo il nuovo Italicum garantirebbe una maggioranza assoluta di seggi a chi vince indipendentemente dalla presenza di partiti minori. A chi vince andrà il 54% dei seggi, i perdenti - piccoli e grandi - si spartiranno il restante 46%. In questo modo la governabilità è facilitata dal fatto che il vincitore avrà una maggioranza assoluta. La rappresentatività è assicurata dalla presenza di una opposizione plurale. Inoltre con il premio solo alla lista ci sarà una garanzia in più di governabilità perché al governo ci sarà un partito solo e non una coalizione di partiti potenzialmente litigiosi. Dalla competizione per coalizioni a quella per grandi partiti il mutamento è significativo ma non altera la qualità democratica del sistema.

Il fatto curioso di tutta questa vicenda è che al momento di grandi partiti ce n'è uno solo, il Pd. Ed è il Pd che ha chiesto il premio alla lista. E questo si spiega. Quello che non si capisce è perché Berlusconi, che non è più il leader di un grande partito, voglia accettare questa modifica. È uno dei misteri della politica italiana. Ma forse la cosa è meno misteriosa di quanto sembra a prima vista. Le dimissioni sempre più vicine di Napolitano e l'elezione del nuovo capo dello Stato potrebbero essere uno dei motivi. L'altro forse è il futuro di Mediaset. In ogni caso questa volta forse la riforma riparte davvero. Per Renzi, e per il paese, sarebbe un bel passo avanti.

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