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Questo articolo è stato pubblicato il 27 novembre 2014 alle ore 07:54.
L'ultima modifica è del 27 novembre 2014 alle ore 08:20.

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Tutto nasce da un finanziamento che il socio privato Acea eroga a favore della partecipata Sienergia. Parliamo di 2,5 milioni di euro
Che una joint venture pubblico-privata possa finire male non sorprende certamente. Si potrebbe quindi essere tentati di ignorare il fallimento della Sienergia Spa, una joint venture tra la multi-utility romana Acea e il Comune di Perugia (con partecipazioni minori di altri enti pubblici umbri).

Invece dalle carte oggi custodite dal suo collegio di liquidatori emerge una vicenda molto emblematica. I protagonisti sono l'attuale responsabile della Divisione operativa del Gse, Francesco Sperandini (numero tre a viale Pidzkusky sotto Nando Pascali e il suo braccio destro Vinicio Vigilante); Luca di Carlo, che dopo esser stato consigliere di amministrazione del Gestore tra il 2006 e il 2009 e oggi è responsabile della sua direzione di Ingegneria; e Carlo Andrea Bollino, presidente del Gse negli anni in cui Di Carlo era nel Cda.
Tutto nasce da un finanziamento che il socio privato Acea eroga a favore della partecipata Sienergia. Parliamo di 2,5 milioni di euro. I termini dell'accordo, firmato dall'allora amministratore delegato di Acea Marco Staderini, e l'allora presidente di Sienergia Carlo Andra Bollino, prevedevano il rimborso trimestrale degli interessi e quello annuale della quota capitale. Invece quei soldi non sono mai stati rimborsati. Lo dicono i bilanci e lo conferma uno dei liquidatori (ed ex sindaco di Sienergia), Nicola Lorito.
Da un'analisi più approfondita risulta che oltre la metà di quei fondi, circa 1,3 milioni, sono stati utilizzati da Sienergia per acquistare la quota di maggioranza di un'altra società, Sienergy Project Srl, con la quale una famiglia perugina, quella dei Fanini, ha ceduto il controllo di un impianto di teleriscaldamento posseduto nel quartiere del capoluogo umbro chiamato Prepo.

Tempi e protagonisti
Ma vediamo tempi e protagonisti di quell'affare. L'operazione di acquisto della centrale di teleriscaldamento viene per la prima volta discussa in un consiglio di Sienergia il 19 luglio 2010. Nel consiglio di amministrazione all'epoca sedevano, con altri, l'amministratore delegato Luca Di Carlo, il presidente Carlo Andrea Bollino e il consigliere Francesco Sperandini (in rappresentanza di Acea). «Sono stato io a porre all'attenzione del consiglio la possibilità di acquisizione di quell'impianto», ci spiega Di Carlo.
Poco meno di due mesi dopo, Di Carlo lascia la carica di amministratore delegato per andare alla direzione di Ingegneria del Gse. L'11 ottobre 2010, al nuovo cda di Sienergia viene sottoposta la proposta di acquisto del controllo di Sienergy Project, società costituita per incorporare l'impianto di Prepo fino a quel momento di proprietà della Gaia Servizi e Energia, della famiglia Fanini. Evidenziando la difficile situazione finanziaria di Gaia, che aveva chiuso il bilancio dell'anno precedente con una perdita di 1,3 milioni, il consigliere Franco Cotana consiglia cautela. «Era un investimento importante, basato su un prestito. Ricordo quindi che raccomandai che venisse fatta un'attenta valutazione», ci dice il professor Cotana.

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