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Questo articolo è stato pubblicato il 27 novembre 2014 alle ore 07:53.
L'ultima modifica è del 27 novembre 2014 alle ore 08:19.

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Formalmente il Gestore dei servizi energetici, o Gse, è una società per azioni. Seppure con un socio unico, il ministero dell'Economia e delle Finanze. Di fatto è il meno noto dei grandi centri di potere politico-economici d'Italia. In questi giorni se ne è parlato solo perché in commissione Bilancio è in discussione un emendamento della legge di Stabilità che potrebbe togliergli il controllo su alcuni dei miliardi che gestisce. Che sono tanti.

Nella classifica stilata il mese scorso da Mediobanca, grazie ai suoi 34 miliardi di fatturato annuale, il gruppo Gse (che include anche l'Acquirente unico Spa e il Gestore dei mercati energetici Spa) risulta infatti la quarta maggiore azienda italiana. A parte Exor, la holding finanziaria della famiglia Agnelli, in classifica il Gse ha davanti solo Eni ed Enel. Ma a differenza degli altri due colossi energetici nazionali, non produce nulla. Né ha alcuna interazione con il mercato. Vive e opera nel mondo protetto da un fatturato garantito dallo Stato. Non a caso, come nelle vecchie partecipazioni statali, i vertici del Gse hanno legami molto stretti con la politica.
Il suo deus ex machina è il presidente e amministratore delegato, l'intramontabile Nando Pasquali, che frequenta “la terra di mezzo” tra energia e politica sin dagli anni 80, quando era un quadro dell'Enel distaccato al ministero dell'Industria e si occupava delle tariffe (dalle quali dipendevano i bilanci dell'Enel).
In anni più recenti, Pasquali ha avuto in Claudio Scajola un grande fan e sostenitore e in Gianni Letta un punto di riferimento. Ma ecumenicamente è sempre stato molto attento a tenere le proprie porte aperte a tutti. E non parliamo solo delle porte del suo ufficio presso la sede centrale del Gse in viale Pilsudski, ai Parioli. Anche quelle della sala convegni che ha fatto allestire all'ultimo piano della palazzina davanti al parco di Villa Glori.

Il suo assistente e speech writer Piergiorgio Liberati, evidentemente meno ecumenico di lui, invece si è schierato apertamente e l'anno scorso si è candidato alle regionali con la Lista Zingaretti. Nonostante il supporto del mondo dell'energia rinnovabile del Lazio al quale si era “rivolto” (lo dice senza remore nel suo stesso sito), non è risultato tra gli eletti. Non avendocela fatta, è tornato a fianco di Pascali, ma con l'intenzione – anch'essa dichiarata nel sito - di riprovarci in futuro. Per «non disperdere il bagaglio acquisito». Presumibilmente potrà sempre puntare sul supporto degli interlocutori del Gse o dei beneficiari dei suoi incentivi. «Ho fatto tutto in buona fede, con un'aspettativa non retribuita e riconsegnando il cellulare di lavoro», ci dice negando potenziali conflitti di interesse.

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