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Questo articolo è stato pubblicato il 02 dicembre 2014 alle ore 06:39.
L'ultima modifica è del 02 dicembre 2014 alle ore 07:07.

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Inoltre l’Italia ha la più forte segmentazione del mercato del lavoro in tutta l’Area Ocse, che “intrappola gli immigrati in lavori mal pagati senza alcuna prospettiva di carriera”. Ancora una volta il nostro Paese è superato solo dalla Grecia “per quanto riguarda la polarizzazione tra occupazioni dominate dagli immigrati e quelle dominate dagli autoctoni, e la loro concentrazione in certi settori li rende senza dubbio vulnerabili ai cambiamenti strutturali del mercato”.

“Un forte rischio – si legge nel rapporto – è infine rappresentato dall’elevata incidenza del lavoro nel settore domestico, grazie al quale il tasso di occupazione degli immigrati si è certo mantenuto alto anche durante la crisi, ma che inizia a vacillare”.
Va ricordato che l’Italia aveva, alla fine del 2012, 4,4 milioni di immigrati, pari al 7,4% della popolazione totale e al 10% della popolazione attiva (tra i 15 e i 64 anni, rispetto al 2,5% del 2001), e che per quasi un quarto (951mila) erano rumeni, seguiti da albanesi (437mila), marocchini (412mila) e cinesi (214mila). E anche per quanto riguarda i nuovi ingressi sono i rumeni a ritagliarsi di gran lunga la fetta maggiore, seguiti questa volta dai cinesi.
«L’Italia – spiega Scarpetta – ha tradizionalmente avuto un atteggiamento passivo nei confronti dell’immigrazione. Deve quindi adottare al più presto politiche proattive per cercare di diventare un’attrazione anche per immigrati di medio e alto livello. E lo stesso deve fare per richiamare i giovani ad alta qualificazione che rappresentano gran parte dei 100mila italiani che emigrano in altri Paesi Ocse. Se infatti è un bene che vadano, sarebbe bene anche che ogni tanto ritornino, per evitare di impoverire ulteriormente il Paese».

Oltre a insistere sul fatto che “le politiche migratorie devono essere una priorità, perché l’immigrazione è una risorsa e non un pericolo”, l’Ocse ha sollecitato una maggiore collaborazione europea sul fronte degli sbarchi di immigrati clandestini, che arrivano soprattutto sulle coste italiane: dai 13.300 del 2012 si è infatti passati ai 43mila dell’anno scorso e agli oltre 150mila di quest’anno. La crisi siriana ha infine contribuito all’aumento del 20% del numero di domande d’asilo: 556mila l’anno scorso nell’area Ocse, con la Germania largamente in testa (110mila domande), davanti a Stati Uniti (68mila) e Francia (60mila).

LA GEOGRAFIA DEI FLUSSI

La principale destinazione
Per il rapporto sulla migrazione diffuso dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), è la Germania, e non il Regno Unito, la principale destinazione dell’immigrazione in Europa. Quasi il 30% degli immigrati si è recato in Germania nel 2012 in base alle norme sulla libera circolazione Europea, contro il 7% di quelli che hanno deciso di stabilirsi in Gran Bretagna.

In Italia
Gli immigrati permanenti in Italia sono passati da 572mila nel 2007 a 258mila nel 2012, quando i flussi risultano inferiori alla media dei precedenti cinque anni del 55%. Secondo l’Ocse “il minor numero di immigrati in Italia è il motivo principale della diminuzione generale dell’immigrazione verso i Paesi dell’Ocse”.

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