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Questo articolo è stato pubblicato il 07 gennaio 2015 alle ore 07:55.
L'ultima modifica è del 07 gennaio 2015 alle ore 09:27.

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Il segnale che la partita si è ufficialmente riaperta è arrivato dalla Germania nelle ultime ore del 2014. In un documento rimasto fino a quel momento riservato la Conferenza episcopale tedesca, considerata una delle più “progressiste” sui temi della famiglia, ha detto che «la maggior parte dei vescovi ritiene che i sacramenti dovrebbero essere disponibili per i cattolici divorziati e risposati che non dispongono di un annullamento».

Mancano ancora nove mesi all'apertura del Sinodo ordinario sulla famiglia – secondo round di un percorso di consultazione e approfondimento che ha dimostrato come dalla base arrivino forti spinte al cambiamento - ma il dibattito torna a scaldarsi. Sarà questo l'appuntamento più forte del 2015 per Papa Francesco che sulla famiglia – un tema che va ben oltre i capitoli più mediaticamente attrattivi come divorziati e coppie gay – gioca una partita molto delicata, un banco di prova per il suo pontificato. Sta per iniziare il terzo anno del papa argentino, e le novità messe in cantiere sono molte, sia sullo stile (e la sostanza) di governo che nella pastorale, avviando processi che alimentano anche un'opposizione interna, minoritaria ma molto attiva e sempre meno nascosta. Ma Bergoglio mostra serenità, non si sente affatto sotto attacco – anche se nascono dei movimenti che sostengono il contrario, ottenendo così un effetto controproducente – e moltiplica i suoi impegni, sollecitando la Curia e le conferenze episcopali a portare a termine le iniziative, che altrimenti rischiano di restare solo sulla carta.
Sinodo
È convocato a Roma dal 4 al 25 ottobre, durerà tre settimane, una in più di quello straordinario dell'ottobre scorso, e avrà un numero di partecipanti decisamente superiore. Entro il prossimo 15 aprile dovranno pervenire alla Segreteria generale – guidata dal cardinale toscano Lorenzo Baldisseri – le risposte al nuovo questionario inviato in tutto il mondo per la formulazione del testo base, di cui sarà parte integrante la “relatio synodi” approvata a ottobre scorso e che vide tre paragrafi – su divorziati e gay – approvati a maggioranza assoluta ma non qualificata, come era stato sempre in passato. Ma i tempi cambiano e le sfide messe in campo dal Papa argentino hanno dei contorni del tutto nuovi per larghe fasce delle gerarchie ecclesiali, in gran parte abituate alla gestione dello status quo. Quindi si preannuncia un nuovo duro confronto tra le varie anime della gerarchia, anche se ormai la strada appare segnata, specie per i divorziati. In ogni caso a decidere sarà sempre il Papa, ma sulla base di quanto discusso e approvato, visto l'approccio che sta imponendo Bergoglio nei processi decisionali, di chiara impronta gesuitica: ascolta tutti e decide da solo.

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