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Questo articolo è stato pubblicato il 14 gennaio 2015 alle ore 07:24.
L'ultima modifica è del 14 gennaio 2015 alle ore 07:39.
Certo, i problemi da risolvere sono ancora molti. Sia l'energia eolica sia quella solare devono essere accompagnate da centrali a gas, le più rapide a entrare in funzione e a fornire elettricità quando mancano vento e sole (e le più rapide da spegnere quando sono disponibili). Questo implica costi aggiuntivi. Inoltre, i bassi costi sono appannaggio di paesi o di singole aree geografiche caratterizzate da alta ventosità o insolazione annuale, e richiedono grandi spazi non distanti dai mercati di consumo per essere dispiegate. Infine, è bene ricordare che solare e eolico impattano solo sulla produzione di energia elettrica, che rappresenta solo un terzo del consumo mondiale di energia primaria, e quindi competono marginalmente con il petrolio – che solo per il 10-15 percento è utilizzato nel mondo per generare elettricità.
Non saranno le rinnovabili, quindi, a scalzare il petrolio, soprattutto nel settore in cui l'oro nero è ancora insostituibile, quello dei trasporti.
Ma la lunga marcia delle rinnovabili continuerà, in particolare per il solare. Le società americane che detengono la leadership nelle sue tecnologie (da SunPower a First Solar) continuano a annunciare miglioramenti sensibili di efficienza e di costo nei prossimi anni, mentre nel breve periodo la Cina – che ha accumulato un'immensa capacità produttiva di pannelli - è pronta a venderli sottocosto. Perfino paesi come l'Arabia Saudita - la regina del petrolio - stanno valutando la costruzione di grandi centrali solari per sopperire alla mancanza di gas per produrre energia elettrica. Un tema comune a molti altri paesi del Golfo Persico (si pensi all'Iran) e del Medio Oriente, spesso costretti a bruciare petrolio invece che a esportarlo per soddisfare la crescita esponenziale dei consumi elettrici: un uso sconsiderato dell'oro nero da un punto di vista economico. Di sicuro, se il calo del costo del solare fotovoltaico continuerà, quest'ultimo diventerà in brevi tempi un'alternativa vincente al nucleare, i cui costi iniziali sono estremamente più alti e le cui implicazioni strategiche e di sicurezza rimangono oggetto di molti punti interrogativi.
Leonardo_Maugeri@hks.harvard.edu
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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