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Questo articolo è stato pubblicato il 10 maggio 2015 alle ore 08:14.

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Una piallata ai ricavi, un calo di quasi 5mila occupati, dimezzati gli utili complessivi. Così si presentano, nell’insieme, i sei maggiori gruppi pubblici dell’industria e dei servizi, a un anno dalla rottamazione dei vertici fatta dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi.

Tra i «campioni nazionali» ci sono quattro gruppi quotati in Borsa (Eni, Enel, Finmeccanica, Terna) e due (Ferrovie dello Stato e Poste Italiane) posseduti al 100% dal ministero dell’Economia, che intende quotarli in Borsa entro quest’anno, se verranno superate le difficoltà.

«Prima le strategie, poi i nomi», aveva detto Renzi. Ma era uno stratagemma per dissimulare l’intenzione di mandare a casa «boiardi» che sembravano intoccabili, come Paolo Scaroni che aveva regnato 9 anni all’Eni e Fulvio Conti all’Enel, addirittura 12 gli anni di Massimo Sarmi alle Poste.

Solo uno dei top manager delle controllate pubbliche di primo livello è stato salvato dall’ex sindaco di Firenze, anzi promosso: Mauro Moretti, dopo 8 anni al timone delle Fs è passato a Finmeccanica. E ha ottenuto che alle Fs venisse promosso un fedelissimo, Michele Mario Elia.

Il Sole 24 Ore ha analizzato le mosse dei nuovi capiazienda nel primo anno, insieme ai conti e all’andamento in Borsa dal giorno in cui il governo ha ufficializzato le nomine.

L’occupazione complessiva a fine 2014 è di 420.742 dipendenti, 4.884 in meno rispetto al 2013 (-1,15%). Ulteriori tagli di posti di lavoro sono previsti in Finmeccanica, Eni e Poste. Per ora sono deluse le aspettative di Renzi di avere dalle «partecipazioni statali» una spinta all’occupazione.

Simulando un «bilancione» unico, con la somma dei bilanci dei sei gruppi della «Stato Spa», si ottiene un giro d’affari aggregato nel 2014 di 240,3 miliardi di euro, -1,9% rispetto ai 244,9 miliardi del 2013. L’utile netto aggregato, facendo la somma algebrica dei risultati di tutti i gruppi (l’unico in rosso nel 2014 è Finmeccanica), è di 5.241,5 milioni: -45,8% rispetto al 2013.

Se si facesse un vero bilancio consolidato di questi gruppi, i ricavi diminuirebbero di qualche miliardo, perché nei ricavi aggregati ci sono duplicazioni, per esempio l’energia venduta da Eni ed Enel agli altri o i biglietti ferroviari. Di conseguenza, anche l’utile netto consolidato sarebbe inferiore a quello aggregato.

La caduta dei profitti nel 2014 in parte è dovuta al crollo del prezzo del petrolio che ha penalizzato l’Eni, ma in misura più consistente è la conseguenza delle pulizie di bilancio all’Enel e alle Poste, e anche alle Fs dove con Elia c’è un nuovo presidente, l’economista Marcello Messori. Ci sono state scintille tra Messori ed Elia.

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