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Cultura-Domenica Musica

Pogorelich, il pianista discusso che vuole essere l'unico compositore

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Questo articolo è stato pubblicato il 16 aprile 2010 alle ore 20:56.
L'ultima modifica è del 15 maggio 2010 alle ore 15:52.

Il pianista belgradese Ivo Pogorelich, 52 anni nel prossimo ottobre, ha iniziato il suo annunciato Grand Tour di 100 concerti in Italia «in luoghi di grande valore artistico, storico e culturale». E' partito dal Salone dei Concerti della Casa di riposo per Musicisti di Milano. Il prossimo concerto è previsto al Teatro Regio di Parma venerdì prossimo 23 aprile, mentre per il momento si ha notizia soltanto di altri quattro fino a settembre a Mantova, Taormina, Bolzano e Asolo: se questa è la frequenza, il Grand Tour durerà a lungo.

E' risaputo che Pogorelich è pianista discusso (et pour cause, affermano i francesi), ma di ciò si parlerà più oltre. Per ora mi tocca dire che il tour è cominciato nel peggiore dei modi: e chiedo venia al lettore perché devo indugiare nella mera cronaca. Il concerto è datato 15 aprile, ore 16, ma qualche privilegiato viene a sapere da una voce amica che il maestro ha detto all'ultimo istante che arriverà alle 17.30. In realtà si materializza alle 18.45. Nel frattempo la bella sala rassomiglia ai treni delle nostre ferrovie, quando si fermano in campagna a tempo indeterminato e nessuno ne spiega il motivo.

Nel programma si legge che si dovrebbero ascoltare di Ludwig van Beethoven la Sonata op.111, la Bagatella "Per Elisa", la Sonata op.78 e, dopo la pausa, l'Intermezzo n.2 op.118 di Johannes Brahms, la Sonata op.30 di Aleksandr Skrjabin e la Sonata op.36 di Sergei Rachmaninov. Ovviamente l'enorme ritardo obbliga il maestro a cambiare tutto. Fa annunciare che della 111 eseguirà solo l'Arietta, di Brahms l'Intermezzo e infine la Sonata di Rachmaninov. In corso d'opera cambia idea e nella seconda parte (ma la pausa è abolita) suona un Notturno di Fryderyk Chopin, la Kuolema di Jan Sibelius meglio nota come Valse Triste e Ondine da Gaspard de la Nuit di Maurice Ravel. Come bis, più imposto che richiesto, fa il secondo movimento della 36 di Rachmaninov.

L'ultimo suono si spegne alle 20.15. All'inizio si è notato che Pogorelich si sarebbe esibito con lo spartito sul pianoforte e con il voltapagine: fra i pianisti ricordo questa abitudine nel grande Sviatoslav Richter e pochissimi altri. Pogorelich fa bene, a mio parere, perché lo spartito ripara dai vuoti di memoria e aiuta a scoprire e approfondire qualcosa ogni volta, sebbene il secondo punto non sia di certo fra gli scopi del nostro. Ma rimane l'unica cosa bella del concerto.

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Tags Correlati: Italia | Ivo Pogorelich | Johannes Brahms | Ludwig van Beethoven | Martha Argerich | Maurice Ravel | Musica | Sergei Rachmaninov | Sviatoslav Richter | Thai

 

La mente dell'ascoltatore di professione vola al lontano 1980, al decimo concorso Chopin di Varsavia vinto dal vietnamita Thai Son Dang con l'armeno Artur Papazian vincitore morale. Partecipava anche il ventiduenne Pogorelich che è stato escluso dal concerto finale. Giusto, ha pensato il sottoscritto presente fra il pubblico. Ma la splendida Martha Argerich, componente della giuria, ha fatto il diavolo a quattro e si è dimessa urlando agli altri «sbagliate tutto, quest'uomo è un genio». Sarà anche un genio, ma dei compositori non gli importa un accidente e lo ha ribadito a Milano. Una signora alla mia sinistra ha detto alla fine: «Strano, questi compositori sembrano tutti uguali». Brava signora, lei forse ha capito che il compositore è uno solo e si chiama Pogorelich.

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