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Questo articolo è stato pubblicato il 18 maggio 2010 alle ore 10:40.
L'ultima modifica è del 18 maggio 2010 alle ore 12:38.
Nonostante i processi, i quintali di carte e le altrettante poderose ricostruzioni storiche, oggi nella storia di Cosa Nostra c'è una parte di verità che resta blindata. Certo i vertici dell'organizzazione, quasi tutti, sono in carcere destinati a scontare ergastoli e gravati dal 41 bis. Certo molti dei loro segreti sono stati chiariti dalle confessioni dei collaboratori di giustizia. Tuttavia resta fitta la coltre dei misteri senza soluzione. Piccoli e grandi tasselli, tessere mancanti come pezzi di un puzzle che non si incastrano. Salvo Palazzolo, giornalista della redazione di Repubblica, li mette ora in fila. Palazzolo è un cronista che da oltre un quindicennio racconta le vicende siciliane, lo fa nei suoi articoli e lo fa nei suoi libri.
Prende così forma dal suo archivio "I pezzi mancanti – Viaggio dei misteri della mafia" (edito da Laterza e in libreria da gennaio), ovvero il "diario che ogni cronista di Palermo tiene a mente". Si parte dal delitto di Peppino Impastato per arrivare alla trama che fino al 2006 ha coperto la latitanza di Bernardo Provenzano. La narrazione in prima persona semplifica l'identificazione con il cronista. E così come all'autore anche al lettore appare chiaro che per ogni delitto, per ogni omicidio commesso in Sicilia (magistrati, poliziotti, ma anche un prefetto e un presidente della Regione) si è compiuto un colpo di Stato: ogni volta sono cioè scomparse prove, indizi, tracce, testimoni. "Per questo – scrive Palazzolo – molti di quei crimini sono rimasti impuniti. Ancora oggi non si trovano i sicari di diversi omicidi, non si trovano i loro insospettabili complici, e gran parte dei patrimoni che continuano a nascondere. Non si trovano i mandanti occulti che hanno tramato assieme alla commissione provinciale di Cosa Nostra. Sono tanti, troppi i pezzi che continuano a mancare alla storia della mafia. Ma in pochi lo ricordano".
Le pagine di Palazzolo rappresentato il tentativo di riaccendere la memoria. L'intreccio è tenuto insieme, senza cedimenti, da decine di aspetti inediti legati a fatti molto conosciuti come l'uccisione di Bernardi Mattarella o di Ninì Cassara, ma anche da un serbatoio ancor più ricco di fatti assai poco noti come la ricostruzione degli ultimi giorni di Mauro Rostagno. Le pagine appassionano e lasciano al lettore un doppio sapore. Da un lato la stessa sensazione che vive l'autore quando scrive in conclusione come ogni tanto lo assalga "un sentimento di angoscia per tutto quello che ancora non sappiano". Dall'altro la voglia di un riscatto, anche se solo attraverso la conoscenza e l'impegno civile.