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Questo articolo è stato pubblicato il 25 maggio 2010 alle ore 08:07.
«Non credi sia molto più bello del Maxxi di Roma?», chiede Ron Arad mentre, sotto il sole caldo di Holon - 20 minuti a sud di Tel Aviv - contempla il «suo» museo di design. Neanche il tempo di trovare una risposta «politically correct» per il museo di Zaha Hadid, che il designer, nato a Tel Aviv nel 1951 ma presto adottato dall'Europa (che quest'anno l'ha celebrato con due grandi mostre: al Centre Pompidou di Parigi e al Barbican di Londra), ricomincia: «Quando ero giovane a Holon si veniva per fare l'esame della patente: l'ho ripetuto sei volte e la cosa che mi dispiaceva di più della bocciatura sai qual era? Il pensiero di tornare in questa città così triste».
Erano gli anni Settanta. I fantasmi della guerra del Kippur erano ancora vivi e gli israeliani non credevano affatto che la bellezza potesse salvarli. Oggi Holon, oltre a essere considerata la "città dei bambini" (uno siede addirittura nel consiglio comunale cittadino) ha iniziato una competizione culturale con Tel Aviv: il museo di design, inaugurato a febbraio e costato all'amministrazione 17 milioni di dollari, si aggiunge all'Holon Institute of Technology, alla Mediateca e al National Israeli Cartoon Museum. «L'amministrazione è stata molto brava a capire cosa mancasse a Tel Aviv per crearlo qui».
Il museo - due gallerie legate da cinque nastri di acciaio cor-ten - è «un u edificio molto artistico, un oggetto di design che copre 3.700 mq di piazza cittadina», spiega Arad, cappello di paglia e occhiali di plastica bianca e neri che farebbero invidia a Peggy Guggenheim. «C'è sempre continuità tra l'interno e l'esterno della struttura». Se dal cortile, dove all'ombra dei vortici arancioni e rossi si esibisce una giovanissima jazz band, è possibile vedere le gallerie, sulle scale e all'interno delle sale d'esposizione uil cielo sbuca da tutte le parti.
Dopo il primo incontro con il sindaco Motti Sasson, nell'inverno del 2004, Arad ha radunato i 20 architetti del suo studio londinese: «Ho preso un cartoncino rigido color rame e dopo averlo lavorato con le mani per 5 minuti avevo il modellino del museo che volevo. Ho detto ai colleghi "Finiamolo, fotografiamolo e andiamo a quel paese"».