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Questo articolo è stato pubblicato il 27 maggio 2010 alle ore 19:08.
E' l'Italia di provincia che taglierà il Nastro d'argento quest'anno. Le cinquine dei candidati al premio cinematografico del Sindacato Nazionale dei Giornalisti Cinematografici italiani hanno privilegiato tre film che hanno fatto incetta di candidature e che raccontano storie lontane dalle grandi città. Si tratta di La nostra vita di Daniele Lucchetti, il cui protagonista Elio Germano ha vinto la Palma d'oro (ex equo con Xavier Bardem) a Cannes domenica scorsa, Mine vaganti di Ferzan Ozpetek e La prima cosa bella di Paolo Virzì.
Sono pellicole che raccontano un paese che al telegiornale viene a galla solo per la cronaca nera, fatto di microrealtà, piena delle dolcezze e delle perfidie di paese, in cui non c'è privacy, ma in cui è forte il senso di famiglia. Vincerà la saga tragicomica della lesa virilità dei maschi di una famiglia pugliese in vista, narrata da Ozpetek, con i balli pazzi e liberatori di giovani gay tra case in pietra e ulivi secolari, o la tenacia di Claudio, che nell'entroterra laziale consuma il suo dolore per la perdita della giovane moglie in un avventura da palazzinaro con metodi spicci e illegali? Oppure la morbidezza della protagonista (Michaela Ramazzotti) di La prima cosa bella, amata e odiata nella Livorno degli anni Settanta, madre e donna fin troppo disponibile che si "attirava l'ira funesta delle cagnette a cui aveva sottratto l'osso"? Lo sapremo il 19 giugno quando verranno consegnati i riconoscimenti al Teatro Antico di Taormina, con diretta televisiva su Raiuno.
Assieme a queste tre opere si mettono in lista per la sfida anche Lo Spazio Bianco di Francesca Comenicini, e L'uomo che verrà di Giorgio Diritti, sull'eccidio di Montesole, che si è recentemente conquistato tre David di Donatello. Entrambi film di attesa dolorosa: in quello di Comencini una donna di mezz'età aspetta l'uscita dall'incubatrice e quindi la vera venuta alla luce della figlia nata prematuramente, mentre in quello di Diritti la piccola Martina aspetta che le ritorni la voce portata via dal lutto di un fratellino morto e ricacciata ancora più nel profondo dopo le stragi nazifasciste che hanno raso a zero il suo paese.
Ma quest'anno c'è spazio anche per le risate ai Nastri d'argento. Per la migliore commedia (categoria nuova di zecca assieme al miglior film in 3D) sono in lizza Cado dalle nubi di Gennaro Nunziante con Checco Zalone, che si intrufola in una commedia melò tra la Puglia e Milano, senza far rimpiangere le sue performance indimenticabili a Zelig, ancora Ozpetek con Mine Vaganti, ma anche Genitori&figli: Agitare bene prima dell'uso di Giovanni Veronesi, Happy Family di Gabriele Salvatores e Io, loro e Lara di Carlo Verdone, che forse si riavrà dalla ferita dell'estromissione ai David. Tra le tantissime altre categorie (regista esordiente, produttore, soggetto, sceneggiatura, attore e attrice protagonista, attore e attrice non protagonista, fotografia, scenografia, costumi, montaggio, sonoro in presa diretta, canzone originale, colonna sonora, miglior film europeo, miglior film extraeuropeo etc.) da segnalare è il Nastro dell'anno, assegnato al film "caso" produttivamente o artisticamente eccezionale, che quest'anno va a Baaria di Giuseppe Tornatore; il premio alla carriera a Ilaria Occhini, Armando Trovajoli, Ugo Gregoretti e Gilles Jacob e il nastro speciale che sarà assegnato a Le quattro volte di Michelangelo Frammartino, proiettato la settimana scorsa a Cannes nella Quinzaine, "per il realismo poetico e le emozioni di un film sorprendente" .