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Questo articolo è stato pubblicato il 28 maggio 2010 alle ore 08:39.
Chi l'ha detto che il presente musicale deve avere per forza la leggerezza del rock mainstream alla Ligabue, del pop zuccheroso alla Biagio Antonacci o delle proposte furbe di tanti fenomeni da reality? A quanto pare c'è ancora spazio per la musica «pesante» (e qui l'aggettivo non vuole avere alcuna accezione negativa) nel provincialissimo nostro paese: lo dimostra il ritorno agli onori delle cronache del progressive, sottogenere rock imperante negli anni Settanta che, passata la stagione di sperimentalismi e impegno politico, era andato incontro a una ingenerosa sorte di oblio.
Da un po' di tempo, infatti, il vento è cambiato: se dall'altra parte dell'Atlantico i Genesis entrano con tutti gli onori del caso nella Rock and Roll Hall of Fame, qui da noi gente come Pfm e Banco del Mutuo Soccorso, band di punta di quello che una volta veniva definito rock sinfonico, sembrano non risentire più di tanto degli acciacchi dell'età mentre gli appuntamenti live dedicati ai cultori non mancano. Completano il quadro intelligentissime operazioni di ristampa che vanno a ripescare artisti di cui, in molti casi, si era persa ogni traccia.
Una riscoperta ancora più significativa, se si considera che proprio con la stagione del progressive l'Italia, una volta tanto nella sua storia musicale recente, non si mosse a traino delle scene inglesi e americane ma a sorpresa seppe recuperare una propria particolare autonomia, imponendo addirittura band all'estero. Band, che spesso e volentieri, continuano a riempire i palazzetti dello sport e a fare la felicità dei fan. È il caso della Premiata Forneria Marconi (o più brevemente Pfm) che da un anno a questa parte, prima con una tournee sold out in tutto il Paese poi con la recentissima riedizione dell'album «La Buona Novella», si è lanciata nella delicata missione di tenere vivo il verbo di Fabrizio De André. E chi meglio meglio di Franz Di Cioccio e soci potrebbe farlo, considerando che ebbero il merito di accompagnare il cantautore genovese nel leggendario tour immortalato nei due album «Fabrizio De André in concerto»? Una seconda vita nel segno di De André sembra essersela creata anche il polistrumentista Mauro Pagani, guarda caso ex membro della Pfm e pure lui ex collaboratore del menestrello di «Via del Campo» (sebbene con tempi e modalità differenti dei suoi vecchi sodali). Imperdibile, per esempio, il suo remake di «Creuza de mä».