Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 28 maggio 2010 alle ore 08:31.
di Stefano Salis
L'Accademia della Crusca apre all'"italiano 2.0", quello scelto da una nutrita pattuglia di scrittori, di madre lingua altra, come lingua di elezione per raccontare le loro storie e fare letteratura. E doveva esserci anche Edoardo Sanguineti ieri all'apertura del convegno «L'italiano degli altri» (a Firenze, nella splendida sede dell'Accademia, fino al 31), ora dedicato a lui – è stata letta una sua poesia inedita.
«La nuova ondata di scrittori che scelgono l'italiano – spiega Nicoletta Maraschio, presidente della Crusca – ci fa capire come la nostra lingua stia diventando un mezzo d'espressione sempre più sicuro per i migranti. Forse tra non molto arriveranno da loro, come è già successo per gli indiani con l'inglese, arricchimenti vitali per la nostra lingua». La scelta della Crusca, con la manifestazione «La piazza delle lingue», giunta alla quarta edizione, anticipa in qualche modo la Settimana della lingua italiana all'estero, che si terrà a ottobre. «Più che a problemi di politica linguistica europea, su cui si era puntato nelle precedenti edizioni – spiega la Maraschio – quest'anno il tema dell'italiano visto dai migranti si è imposto». Tra gli autori che parleranno domani nella tavola rotonda «La mia lingua, la mia lingua», coordinati da Furio Brugnolo – che ha dedicato ampi studi agli scrittori stranieri che hanno scelto l'italiano (con esempi illustri: Milton, Voltaire, Joyce...) – ci sono l'albanese Anilda Ibrahimi (1972), Sumaya Abel Qader (1978), figlia di immigrati giordano-palestinesi e Amara Lakhous (1970) dal cui libro bestseller, Scontro di civiltà per un ascensore in Piazza Vittorio (e/o) è stato tratto un fortunato film. A fare da chioccia su queste giovani realtà letterarie l'arberesh (albanese calabro di Carfizzi) Carmine Abate, che ha già avuto diversi successi editoriali.
© RIPRODUZIONE RISERVATA