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Questo articolo è stato pubblicato il 29 maggio 2010 alle ore 17:05.
Nel 1973, nella richiesta di impeachment contro il presidente Nixon per lo scandalo del Watergate, la prova n.1 esibita dall'accusa fu una foto dall'alto del sinuoso complesso edilizio affacciato sul Potomac, il fiume di Washington. L'immagine fece il giro del mondo ma pochi sanno che quel palazzo porta la firma di un grande architetto italiano, Luigi Moretti, scomparso a Roma nello stesso anno della celebrazione del processo americano. Se poi si aggiunge che il padre di quel simbolo della giustizia americana era stato un ardente fascista, il paradosso è ancora più evidente.
Pupillo del regime (firmò la palestra del Duce al Foro Italico), dopo la Liberazione Moretti uscì dal carcere milanese di San Vittore per collaborare con l'amministrazione socialista della città e programmò innovative "case albergo" che segnarono la sua adesione alla democrazia. Guardato con diffidenza in patria (Zevi lo definì «un talento sprecato»), fu "recuperato" in America dalle sofisticate avanguardie di "Oppositions".
Spirito gaudente se non libertino nella prima parte della sua vita, Moretti si convertì alla fede e la fece diventare soggetto delle sue riflessioni professionali, con l'emozionante progetto per la Chiesa del Concilio.
D'altra parte, opere come la Casa del Girasole a Roma o il complesso di corso Italia a Milano sono tanto stupefacenti – e non solo nell'Italia degli anni 50 – da spingere a interrogarsi sul significato e sui segni della loro apparente stravaganza, non solo frutto di una narcisistica creatività ma tentativo di spingere all'estremo una teoria dell'architettura come sistema di comunicazione che anticipava buona parte della ricerca degli anni 70 e 80.
La grande mostra allestita nelle due sedi del Maxxi e dell'Accademia di San Luca cerca di restituire questa complessità disponendone i frammenti della personalità artistica in un caleidoscopio di immagini, in cui opere e progetti di Moretti dialogano con il loro tempo, stringendo raffronti o segnando distanze dagli altri protagonisti del panorama internazionale. In particolare una giusta enfasi è posta sull'avventura culturale di Moretti nel mondo delle arti (di cui fu collezionista e promotore), dell'editoria (pubblicando 7 numeri di una rivista, «Spazio», che è diventata giustamente un oggetto di culto), della scienza (fondando nel 1957 l'Istituto nazionale di ricerca matematica e operativa per l'architettura per portare avanti le sue teorie sull'"architettura parametrica").