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Questo articolo è stato pubblicato il 31 maggio 2010 alle ore 12:24.
Attenzione a giocare con la fantasia di un artista. Può succedere che una donna eterea e dal tono di voce basso e pacato come la performer Vanessa Beecroft, inizi a cantare al telefono Fear of a Black Planet dei Public Enemy, l'inno del gruppo più "cattivo" dell'hip hop americano. Oppure si potrebbe scoprire che la nuova passione di Francesco Bianconi, leader di quei Baustelle che hanno dato al loro quarto album il titolo Amen, è la religione.
È certo sfida ardua provare a immaginare una storia sulla crisi economica. Gli scenari cambiano così velocemente che anche un film come Wall Street 2, presentato a Cannes la scorsa settimana, sembra già vecchio. Speculatori americani alla rincorsa di titoli spazzatura? Problemi da primavera 2009. I meccanismi malati che regolano la Federal Reserve descritti da Adam Haslett in Union Atlantic? Fatti da pre-Grecia.
Ma le difficoltà sono spesso uno stimolo per la creatività. Così dalla sua casa di Los Angeles, una delle artiste italiane più quotate al mondo (circa 300 i passaggi d'asta), ha ipotizzato una fotografia sulla crisi: «Sarebbe un'immagine che rappresenta la vittoria del Terzo Mondo sul Primo», spiega Beecroft, celebre per le sue performance sul tema dell'immigrazione. «Se la povertà esplode anche in Occidente, immagino un caos positivo: sbarchi di bianchi sulle coste africane, donne e bambini neri con uomini bianchi e bambini e uomini bianchi accompagnati da donne nere». Una foto che avrebbe tutta l'energia di «Fear of Black Planet».
Dalle note acide nate in una scuola di Long Island al nuovo cantautorato italiano, colpisce ascoltare oggi Il liberismo ha i giorni contati dei Baustelle, canzone del 2008. A partire dal verso iniziale «È difficile resistere al mercato amore mio», che si ripete lungo tutta la canzone. «È la crisi vista dagli occhi di una precaria, che soffre il disastro culturale ed emotivo ma non ha più voglia e forza di ribellarsi», spiega Bianconi in pausa-pranzo a Marina di Camerota, dove sta preparando la prima tappa del tour di Mistici dell'Occidente. Il nome scelto per l'ultimo album è «la conferma di un percorso di riflessione sulla crisi di identità dell'Occidente», racconta. «Da artista sono interessato all'accettazione passiva degli eventi e alla persistenza delle conseguenze del capitalismo drogato: individualismo e materialismo».