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Questo articolo è stato pubblicato il 06 giugno 2010 alle ore 18:13.
Alla fine del secondo bis del Va' Pensiero un'intensa standing ovation ha avvolto coro e orchestra dell'Opera di Israele, guidati da un energico (e loquace) Daniel Oren. Il maestro israeliano, che ha diretto con la kippà' sul capo, aveva appena concluso un breve discorso, probabilmente ironico e spiritoso, visti i sorrisi del pubblico, ma incomprensibile agli stranieri, perche' inspiegabilmente non tradotto in altre lingue.
E a perdersi le battute di Oren, che poi ha invitato gli spettatori a unirsi al coro, sono stati in tanti ieri sera a Masada, nek deserto alle spalle del Mar Morto, ai piedi della fortezza che 2500 anni fa ha visto l'eroica resistenza degli ziloti, i ribelli ebrei insorti contro i romani, che preferirono un colossale suicidio collettivo alla schiavitu'. Un luogo troppo denso di emozioni, ieri come oggi, per non essere toccato nel profondo dalle note verdiane.
E così' la prima edizione del festival israeliano, tenacemente voluto dalla volitiva direttrice dell'Opera di Israele, Hanna Minutz, si concluderà domenica sera, dopo cinque repliche del Nabucco, con un enorme successo. Il primo esperimento di opera open air nel parco nazionale di Masada, patrimonio dell'Unesco, ha portato ogni sera 6500 spettatori nella cornice incantata del bastione di roccia che si innalza 400 metri sopra il mare con quel che resta dei palazzi di Erode e della fortezza in cui 900 ziloti hanno resistito per due anni all'assedio dei romani.
L'esecuzione del Nabucco era carica di significati: il libretto verdiano racconta la prima distruzione del Tempio e la resa in schiavitu' degli ebrei da parte del feroce re assirobabilonese, Masada testimonia il tempo della seconda distruzione ad opera dei romani. L'emozione era palpabile e si e' dissolta solo a fine serata. quando gli spettatori uscendo sono stati salutati da ragazzi che offrivano gelati. Prima dell'opera, al calar del sole, erano stati accolti con calici di vino, frutta e olive della Galilea.
Hanna Munitz puo' essere soddisfatta. Dopo anni di tentativi l'idea del festival nel deserto è finalmente realtà, grazie a varie patnership, prima tra tutte quella con l'autorità responsabile del parco. Quando la bionda signora era arrivata a Masada nessuno avena neanche sentito parlare del Nabucco, alla fine la realizzazione degli spettacoli ha coinvolto tutti, persino i beduini del deserto che hanno accettato di fare le comparse, e alcuni rifugiati del Darfur che nemmeno parlano l'ebraico.
L'operazione è costata 20 milioni di shekel, poco meno di cinque milioni di euro, e verrà consolidata nei prossimi anni. L'appuntamento del 2011 è' con Aida, cui seguiranno Sansone e Dalila e la Forza del destino. Il festival, oltre a "mostrare una faccia più gradevole di Israele", come ha detto la direttrice dell'Opera alludendo alle tensioni di questi giorni, ha avuto un ottimo ritorno turistico, richiamando sulle rive del Mar Morto oltre 4000 appassionati giunti da tutto il mondo, "persino da Australia, Canada e Alaska".
La decisione di contenere il numero degli spettacoli (la replica di stasera è stata aggiunta all'ultimo momento per l'eccesso di richieste) è dovuta ai contemporanei impegni dell'orchestra che prosegue la stagione a Tel Aviv e prepara il grande concerto di luglio nel parco della città, aperto al pubblico e a cui ci si aspetta la partecipazione di centomila persone. Un grande risultato per un teatro dell'Opera creato dal nulla venticinque anni fa. Forse anche noi avremmo qualcosa da imparare.
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