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Cultura-Domenica Arte

«Così convivo con San Paolo»

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Questo articolo è stato pubblicato il 15 giugno 2010 alle ore 15:50.

Nicoletta Odescalchi ci aspetta nella Biblioteca del Palazzo in piazza Santi Apostoli a Roma, tra belle fotografie del marito Guido e dei figli Michele e Vittoria e spettacolari vasi di fiori freschi, «fiori di mia produzione» tiene a sottolineare con evidente fierezza. Qualche sala più in là, un'equipe di restauratrici lavora alacremente attorno alla tavola di Caravaggio.

Chiedo alla principessa se ricorda il momento in cui vide per la prima volta il capolavoro del Merisi. «Sì, lo ricordo bene, vidi il quadro in occasione del matrimonio con mio marito a metà degli anni Sessanta. Il dipinto non era ancora nostro, apparteneva a mia suocera ed collocato in una cornice su un'anta mobile. E questo per un motivo molto particolare. In quegli anni non esistevano le speciali illuminazioni che adesso si utilizzano per i dipinti. Allora fu necessario montare il quadro su un'anta semovente per poter seguire la luce naturale: solo così era possibile vederlo bene».

Che cosa provò Nicoletta Odescalchi trovandosi dinnanzi al dipinto? «Lo stesso sentimento che provo oggi: una forte emozione, soprattutto osservando la potenza della figura di Cristo, che irrompe dall'alto come un fulmine capace di sconvolgere progetti e idee prestabilite e di cambiare di colpo la vita di un uomo. Quando a me capita di spiegare a qualcuno il quadro, è questa emozione che cerco di comunicare. Negli anni mi sono naturalmente aggiornata sull'opera e un intero settore della mia biblioteca è dedicato a Caravaggio. Questo settore è a disposizione dei miei figli. Credo sia molto importante che le generazioni più giovani prendano esatta coscienza non solo di che cosa sia l'opera d'arte, ma di tutto ciò che riguarda la storia della nostra famiglia. Mio marito Guido era una persona particolarmente attenta a tali valori, li ha trasmessi a me e io, a mia volta, desidero trasmetterli ai miei figli».

La principessa Odescalchi è nota per la disponibilità con cui concede la visione del "suo" Caravaggio a chiunque ne faccia debita richiesta. Dica la verità, non la disturbano le numerose richieste di visione del quadro? «No, anzi mi fanno piacere». È ben risaputo che un'autentica processione di personaggi illustri è salita a Palazzo Odescalchi per ammirare il dipinto. Chiedo alla principessa di citare qualcuno di questi visitatori illustri, ma lei preferisce indicare un solo nome: «Il quadro è stato ammirato, ad esempio, dal nostro presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Ma le dirò che davanti al dipinto sono passati studiosi di tutto il mondo, studenti di università, storici dell'arte che per iscritto hanno fatto richiesta di poter vedere e studiare il dipinto».

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Tags Correlati: Arte | Caravaggio | Giorgio Napolitano | Roma | San Paolo

 

Davvero non le pesano tutte queste micro-invasioni di studenti, studiosi e professori in casa sua? «In realtà, possono venire solo studiosi selezionati che abbiano una motivata di esaminare il dipinto. Le dirò con franchezza che io non sono quasi mai presente alle loro visite, perché in effetti, se dovessi esserlo, non potrei più uscire dal palazzo. Ho organizzato la casa in modo che queste visite possano avvenire senza la necessità della mia presenza».

Soprattutto negli ultimi anni, il Caravaggio Odescalchi è stato ripetutamente chiesto in prestito per mostre. «Questo è un problema più complesso. Il quadro è su tavola, è molto delicato, e molto difficile da maneggiare a causa del suo peso, per spostarlo ci vogliono sei uomini». Eppure, di recente, il quadro è stato a Bergamo, a Milano, a Mantova. Non viaggia un po' troppo? «A me fa piacere che il quadro possa essere ammirato da più persone possibili, soprattutto in città lontane da Roma. Da noi, è più facile poterlo vedere nelle occasioni di esposizioni al pubblico romano. L'ultima è stata nel luglio scorso al pian terreno del nostro Palazzo nel locale degli Archivi. Pensi che in cinque giorni si sono presentate 19mila persone. Non avrei mai pensato a una cosa del genere: sotto un caldo torrido la fila arrivava fino a piazza Venezia».

E ora, dal 10 al 25 novembre, la Conversione di San Paolo Odescalchi, perfettamente restaurata, andrà in Santa Maria del Popolo accanto alla seconda versione del soggetto. Che cosa pensa di questa iniziativa? «Penso che sia un evento straordinario. Il quadro, fresco di restauro, tornerà nel luogo per il quale era stato pensato e verrà messo a confronto con la versione collocata in chiesa. Un fatto davvero eccezionale per chi ama l'arte in generale, e per gli studiosi che trarranno dal confronto molte notizie utili alla conoscenza. Ringrazio di cuore chi mi ha suggerito questa idea e sono felicissima che si sia potuta concretizzare».

Per ogni proprietario che ha dato la disponibilità di un prestito giunge inesorabile il momento il cui il dipinto viene levato dalle pareti di casa e portato via. Cosa prova Nicoletta Odescalchi davanti alla parete vuota? «In effetti, il momento della partenza è sempre un po' traumatico, bisogna muovere il quadro e le ho detto che ci vogliono sei uomini, poi arrivano gli assicuratori, la polizia... in effetti, sono piccoli momenti infernali. Ma in questa occasione il quadro starà fuori casa solo quindici giorni, per un evento espositivo di notevolissima importanza. Ne sono davvero felice. E poi, vuol sapere una cosa?» Dica, principessa. «Il quadro pesa enormemente, è molto difficile da rubare. E questo un po' mi tranquillizza».

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