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Cultura-Domenica Arte

Un raggio di luce tra i pioppi

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Questo articolo è stato pubblicato il 15 giugno 2010 alle ore 15:54.

La Conversione di San Paolo Odescalchi è dipinta su legno di cipresso. Il supporto è in buono stato di conservazione, non sono state riscontrate lesioni della superficie ne attacchi di microrganismi o di insetti xilofagi. Costituito da sette assi giuntate orizzontalmente, è stato oggetto in passato di almeno due altri interventi di restauro. Il primo, di difficile datazione, deve aver comportato l'assottigliamento verticale della tavola e l'applicazione di una parchettatura di cui possiamo intuire la struttura osservandone sul retro le tracce visibili. Il secondo, eseguito da Luigi Pigazzini nel 1967 in Palazzo Odescalchi, ha rimosso la parchettatura antica sostituendola con barre metalliche. Questo sistema di contenimento svolge ancora perfettamente la sua funzione ed è stato conservato anche nell'attuale restauro.

Nell'osservare la struttura dell'opera si nota che lungo il perimetro del dipinto sono presenti degli ampliamenti dei bordi, che modificano di 14,5 centimetri in altezza e 14,5 centimetri in larghezza le dimensioni originali del quadro, che corrispondono invece con grande precisione a quelle indicate nel documento di committenza. Tali bordi furono forse aggiunti per l'adattamento a una cornice nel periodo di appartenenza alla collezione Balbi di Genova e seppur estranee, tali bordure sono state strutturalmente unite al supporto ligneo dai precedenti restauri.

Il fortissimo livello di ossidazione della superficie dipinta rendeva di difficile lettura i valori cromatici originali. L'intensità dei rapporti chiaroscurali e la complessa sequenza dei piani risultavano di poco percettibili. La vernice organica alterata, stesa in più fasi nel corso del tempo, aveva una consistenza e un'omogeneità tale da lasciar pensare che l'intervento del 1967 non abbia affrontato a fondo il problema della pulitura. Infatti, come documentano alcune macro-fotografie, la reintegrazione pittorica dell'ultimo restauro risulta sovrapposta alla verniciatura.

Il buon livello di adesione e coesione degli strati preparatori e della pellicola pittorica ha consentito di dare inizio alla pulitura limitando i consolidamenti preliminari. La delicata operazione di rimozione della vernice è stata eseguita gradualmente e ha portato al lento recupero dei valori cromatici originali e dei piani prospettici della composizione, permettendo così di apprezzare progressivamente la ricca tavolozza e l'accurata tecnica esecutiva.

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Per esempio, la vasta gamma di pigmenti verdi (dalla terra con cui è eseguita la fascia sull'addome di Paolo, alla malachite dello scudo del soldato che impugna la lancia, al resinato che rifinisce il manto del Cristo), assume un'assoluta rilevanza nel dipinto anche per l'insolita ricchezza della vegetazione rappresentata.

La qualità della luce dominante del dipinto si rivela oggi assai più fredda e articolata nella definizione dei passaggi chiaroscurali. Di grande suggestione appare inoltre la resa pittorica del metallo della corazza, ottenuta con passaggi tonali estremamente netti, sulla quale la folta barba, quasi impercettibile in radiografia, contrasta in modo deciso per la ricercatezza del dettaglio. Anche i toni freddi del cielo che si intravede sul fondo forniscono alla luce un qualcosa di apocalittico. Ispirati più a un'eclissi di sole che a un tramonto, i bagliori che percorrono l'orizzonte moltiplicano l'effetto chiaroscurale delle foglie del pioppo che ricavate pittoricamente dal fondo lasciano intravedere il tono dell'imprimitura.

Durante la pulitura sono venuti così alla luce importanti elementi anatomici, come la gamba del soldato con le mani sul capo, che apparivano confuse tra la vegetazione, o ancora i particolari dei capelli che fuoriescono da sotto i guanti.

Anche la riscoperta di un raggio di luce totalmente perduto nell'alterazione del fondo, che entrando alle spalle dell'Angelo sembra colpire l'occhio del cavallo, o la lumeggiatura sul dente dell'Angelo concorrono a rendere più nitida la lettura di un dipinto molto accurato e dettagliato. E, alla visione, molto più emozionante.

Al termine della pulitura è stato affrontato il problema non semplice del risarcimento delle lesioni delle giunture tra i vari assi. Le stuccature eseguite nel precedente restauro non sono state rimosse per intero, per evitare gli inutili rischi che un'azione meccanica comporta. Ridotte allo scopo di recuperare ogni millimetro di tessuto pittorico originale, sono state riportate a livello ove necessario, con un impasto di gesso e colla.
La reintegrazione pittorica, limitata alle stuccature e alle micro-lacune, è stata eseguita ad acquerello e rifinita con colori a vernice per il restauro, allo scopo di restituire integrità ed equilibrio alla superficie dipinta.


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