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Cultura-Domenica Arte

Caccia allo scheletro. Trovate le ossa di Caravaggio?

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Questo articolo è stato pubblicato il 16 giugno 2010 alle ore 22:07.

Le uniche certezze sulla vita del grande pittore Caravaggio erano finora anno e luogo di battesimo, 30 settembre 1571 a Milano, e anno e luogo della morte, metà luglio 1610 a Porto Ercole (Argentario). Ma oggi, a poche settimane dal 400esimo anniversario della scomparsa, l'equipe scientifica di Giorgio Gruppione, docente antropologo all'Università di Bologna, al termine di una ricerca coordinata da Silvano Vinceti, presidente del Comitato nazionale per la valorizzazione dei Beni storici, culturali e ambientali, ha annunciato di aver trovato i resti del grande maestro. Con una probabilità dell'85%.

«Pur con la precauzione e la relatività propria di ogni conclusione scientifica, possiamo affermare di aver trovato i resti mortali di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio». hanno affermato gli scienziati, presentando la ricerca al teatro Alighieri di Ravenna, dove i frammenti sono stati esposti in una teca di vetro. Al risultato sono arrivati dopo un anno di lavoro, mettendo insieme gli esiti di indagini storiografiche e di biologia scheletrica, nonchè dell'uso di tecnologie per l'accertamento dei metalli pesanti nelle ossa, di analisi dei sedimenti terrosi, della datazione con il carbonio quattordici, e, per finire del Dna.

L'individuazione dei resti. I resti sarebbero stati individuati grazie all'analisi dei frammenti ossei prelevati nel cimitero di Porto Ercole, in provincia di Grosseto, dove si suppone che Caravaggio sia stato sepolto nel 1610. Nel 1956 i suoi resti furono dissotterrati e gettati nell'ossario della chiesa. La ricerca era iniziata lo scorso dicembre con il prelievo di campioni di Dna dai resti contenuti nell'ossario, appartenuti a circa 200 persone. Gli scienziati hanno datato i campioni, escludendo quello di donne e bambini, grazie al Carbonio 14. Hanno poi verificato se nei frammenti compatibili ci fossero altre concentrazioni di metalli, contenute nelle pitture dell'epoca. Le ossa del pittore sarebbero state identificate grazie all'età (38-40 anni), l'epoca del decesso e un contenuto elevato di piombo. Caravaggio, infatti, usava colori a olio in grande quantità, viveva in ambienti sporchi, era sempre imbrattato di colori. Tra questi certamente il bianco, la cosiddetta biacca, a base di carbonato basico di piombo. «Per questo - affermano i ricercatori - il rinvenimento nelle ossa di un'alta quantità di piombo, come quella riscontrata nel caso del reperto numero 5, si è rivelato un indizio di notevole importanza».

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Il Caravaggio degli Odescalchi non è in vendita

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La Conversione di Saulo, il prezioso dipinto di Caravaggio del 1600 della collezione Odescalchi

I resti del grande maestro Caravaggio

Tags Correlati: Arte | Caravaggio | Giorgio Gruppione | Grosseto | Silvano Vinceti | Università degli studi di Bologna

 

Decisiva la prova del Dna dei presunti discendenti. Il frammento catalogato come «cinque» ha mostrato, infini, molte parti in comune con il Dna dei presunti discendenti del Caravaggio, individuati tramite il cognome (Merisi) nella zona di origine dell'artista, che non aveva discendenti diretti. Le ricerche di resti di parenti stretti, in particolare del fratello e dello zio, non avevano dato alcun risultato e non è stato possibile ottenere una certezza assoluta. «Questi dati incrociati tra loro - ha concluso Gruppioni - ci portano a dire che quei resti ossei sono del pittore» con una sicurezza «dell'85%». E il residuo 15% di incertezza? Sarebbe coperto dai dati storico-biografici. «Possiamo affermare di aver trovato i resti mortali di Caravaggio» ha detto Vinceti. «La ricerca antropologica e le avanzate tecnologie della scienza fanno sì che i risultati messi a disposizione dello storico siano credibili quanto le testimonianze dirette».

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