Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 16 giugno 2010 alle ore 08:07.
Chi lo ha conosciuto lo ricorda come un uomo non solo di sterminata cultura, ma anche di grande fascino, con abiti di foggia inglese sempre impeccabili ed elegantissime sciarpe. Un grande seduttore capace di ammaliare tanto le attrici con cui lavorava, quanto i numerosi interlocutori – scrittori, poeti, registi – ospiti nelle serate del Circolo del Convegno, in quella Milano del primo dopoguerra che lui, Enzo Ferrieri, si rifiutava di identificare con la «mecca dei quattrini e del cattivo gusto», e che voleva elevare a capitale europea ai livelli di Londra o Parigi.
Di lui la figlia Anna, architetto e designer che sposò Giulio Castelli, fondatore della Kartell, era solita citare il rigore in ogni aspetto della vita: dall'educazione dei figli (oltre a lei, il fratello Giuliano, giornalista), alla dedizione alla cultura. E la passione per la sua Milano, in cui era nato nel giugno di 120 anni fa. Attento e profondo conoscitore della cultura europea, interessato a dare spazio al fermento creativo di quegli anni (dalla letteratura al teatro, fino al cinema), Enzo Ferrieri diede vita nel 1920 a una rivista culturale che doveva raccogliere attorno a sé il meglio della produzione creativa di quegli anni, non solo italiana. Nacque così «Il Convegno», le cui pubblicazioni proseguirono fino al 1939, periodico ispirato al principio chiave di dare voce a «opere nuove e significative del presente, opere inedite o poco note, pur richiamandosi continuamente ai grandi maestri di ogni tempo».
Letterato, critico, creativo egli stesso, ma anche grande organizzatore e produttore di cultura, Ferrieri fu un vero "rabdomante" della cultura, come suggerisce il titolo della mostra a lui dedicata dalla Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, allestita alla Biblioteca Nazionale Braidense di Milano da oggi al 3 luglio. I materiali in mostra provengono dallo sterminato Archivio Ferrieri, catalogato e schedato dalla Fondazione stessa, e sono suddivisi, come spiega la curatrice Anna Modena, docente di letteratura e e storia dell'editoria all'Università di Pavia, in sei sezioni, allo scopo di restituire i diversi volti e interessi di questa figura eclettica. «Un uomo di cultura a 360 gradi – dice la professoressa – il cui impegno culturale non fu mai snobismo, ma quasi una necessità vitale».