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Cultura-Domenica Libri

Sergio Maistrello fa il punto sul nuovo giornalismo

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Questo articolo è stato pubblicato il 17 giugno 2010 alle ore 18:17.

Il problema di rimappare la natura dell'informazione e il rapporto fra utente e media si è fatto pressante come non mai negli ultimi anni. L'impatto del mondo digitale, infatti, non ha semplicemente introdotto dei nuovi strumenti nel giornalismo, ma ne ha letteralmente mutato la natura. E insieme, ha mutato i modi della sua fruizione. Sergio Maistrello, nel suo lavoro su Giornalismo e nuovi media, cerca di fare il punto attorno a questo paesaggio cangiante.
Uno degli aspetti chiave è il passaggio tra una società verticale e un modo di informare frontale (dall'alto in basso) a una società orizzontale, dove anche la notizia diventa scambio produttivo di fonti. Così, la distinzione netta fra informatore e informato sbiadisce, e non solo un blogger ma a volte anche un normale cittadino può dare l'impulso iniziale a questo scambio.


Un esempio? Una scossa di terremoto apparirà prima su Twitter o Facebook, grazie ai commenti e gli status dei diretti interessati, piuttosto che su un quotidiano nazionale — e sarà ribattuta di profilo in profilo, di tweet in tweet. Maistrello chiosa: "Non è informazione né puntuale né completa, ma è pur sempre il primo contatto col fatto e lo si commenta in modo informale, come se ci si trovasse tutti insieme al bar fra amici. Solo che il bar improvvisamente è diventato grande quanto tutta l'Italia."

La tecnologia del web e i suoi derivati — iPad, smartphone e così via — crea dunque una vera e propria ontologia di riflesso: un mondo fatto di relazioni dove "ciascuno è nodo attivo di una rete per l'esplorazione della conoscenza". E i social network formano altrettante unità di contenuto continuamente filtrate o recuperate in nuovi contesti. Dall'ontologia si passa così alla sociologia: la nuova società è globale in un senso molto più letterale di quanto si possa credere.

Naturalmente, in questo luogo dove ognuno può essere insieme attore e fruitore (uno spettautore), si pongono nuovi problemi: in primis la qualità dei contenuti e il controllo dell'informazione.

Ed è a partire da qui che Maistrello, nella seconda parte del volume, affronta le implicazioni dei nuovi media sul mondo dell'editoria. Il giornalismo collaborativo e la socializzazione delle notizie portano a una visione dell'informazione come qualcosa di gratuito e condiviso, in un sistema dove le mancanze eventuali verranno coperte da altri. "Do your best and link to the rest" è la regola aurea del giornalismo online: la collaborazione diventa rinegoziazione.

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Naturalmente, questo modello molto libero trascina con sé anche a questioni commerciali: senza più la sicurezza della vendita diretta delle notizie, il giornalista dovrà in qualche modo riplasmare la sua figura. La questione della remunerazione — indispensabile affinché ci si possa dedicare a tempo pieno alla creazione di contenuti di alta qualità, e alla loro diffusione — può essere colmata con nuove fonti pubblicitarie, come i banner, ma di fondo si assiste a una fluidificazione sempre maggiore del newsmaker.

Nei casi peggiori, le redazioni si spogliano e la professionalità va a quel paese. Nei casi migliori, giornalismo classico e citizen journalism si danno una mano a vicenda, creando nuovi ibridi sempre più aperti e sempre più interessanti.

Insomma, nonostante la complessità o forse proprio per quella, a giudizio di Maistrello è davvero il momento migliore per essere giornalisti: è l'inizio di una nuova era e persino di una nuova forma di alfabetizzazione.

Come recita il titolo dell'introduzione, "Stiamo cambiando, siamo già cambiati". Ora è tempo di rimboccarsi le maniche e capire davvero cosa significa questo cambiamento, dargli una direzione concreta.

"Giornalismo e nuovi media" di Sergio Maistrello
Apogeo, pagg. 240, 15 euro

Il sito web di Sergio Maistrello

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