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Questo articolo è stato pubblicato il 24 giugno 2010 alle ore 18:26.
Non poteva mancare e, infatti, non è mancata. Per i 170 anni dalla nascita di Claude Monet, il Musée Marmottan celebra il grande pittore con una mostra d'eccezione: Monet et l'abstraction. L'idea è di affiancare ai capolavori dell'impressionista parigino alcune fra le più grandi opere dell'astrattismo nel secondo Novecento: da Rothko a Pollock, passando per Sam Francis e Joan Mitchell.
Il percorso indaga una vicinanza, ancora poco esplorata, tra i due filoni. Così come il primo ruppe drasticamente con la tradizione classicista francese, così il secondo ingigantì questa frattura, proseguendo una ricerca della forma sempre più lontana dal realismo, dove il rifiuto dell'evidenza comune diventa vangelo. Aperta fino al 26 settembre e strutturata in collaborazione con il museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, l'esposizione prevede dunque una scelta delle tele più rappresentative di Monet (come il seminale Impressione, al levar del sole, il Parlamento di Londra e i Covoni) e degli altri artisti, in una sorta di «faccia a faccia» tra epoche.
I nuclei tematici. Per facilitare la comprensione del percorso, la mostra è strutturata in nuclei tematici. L'uso del colore mette prevedibilmente a confronto Monet con Rothko e Hoffmann; quello dei contrasti di luce mette in campo le opere di Still; e quello sulla gestualità Pollock e Tobey (da non perdere il suo marmoreo capolavoro Ritmi della terra). Il linguaggio dell'impressionismo - la sua attenzione al momento percettivo, alla fenomenologia dell'apparenza - svela così un momento chiave nella ricerca formale che confluì nelle tarde avanguardie. Rileggendo con originalità un capitolo di storia dell'arte contemporanea, questo vis-à-vis mostra come la ricerca della corporalità e del colore, prima che dell'immagine, sia un patrimonio comune a entrambe le correnti.
Monet. In particolare, fra gli impressionisti Monet è stato uno dei più audaci nel concentrarsi sulla dimensione materica della pittura. Naturalmente nei suoi quadri la dissoluzione della realtà non avviene ancora del tutto, ma la strada che porta verso una completa libertà espressiva è ormai segnata. Il privilegio dell'impressione in pittura non è altro che questo, in fondo: una porta spalancata sull'interiorità, che l'astrattismo e l'espressionismo attraversano fino alle sue estreme conseguenze. Insomma, al Marmottan la modernità diventa paradossalmente meno «moderna» di quanto si pensi. Qualche esempio?