Questo articolo è stato pubblicato il 04 luglio 2010 alle ore 08:08.
Tahar Ben Jelloun sarà martedì prossimo a Milano per presentare il suo libro Cinquanta paradossi, da cui sono tratti gli aforismi pubblicati in questa pagina
Perle e porci Non si possono dare perle ai porci E se si passa di palo in frasca, si diventa subdoli. Dare mandorle tostate a una persona senza denti né dentiera È uno scherzo che fa ridere solo il negoziante che tosta le mandorle.
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In cucina Chi manca di follia è come chi non ha più spezie in cucina Il folle è colui che ha messo tutte le spezie in un solo piatto Mangia e non capisce il perché del suo disgusto.
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Che paura Il coraggio, ha detto il filosofo, è la paura di avere paura Io sono molto coraggioso perché ho sempre paura di tutto, soprattutto di avere la pancia in subbuglio e il sangue gelato dalla paura. La paura è il paradosso per eccellenza Avere paura significa essere umani, troppo umani Non conoscere la paura, non avere mai la sensazione di stare perdendo tutto, soprattutto la vita, è caratteristica dei mostri.
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La lampadina Amare è la più bella delle debolezze E anche il modo peggiore di cadere all'infinito dall'alto di una muraglia Di perdere l'equilibrio quando si è appollaiati in cima a una scala per cambiare una lampadina.
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In cantina Il paradosso è una favola letta al contrario da un uomo che cerca di risalire la china È un verbo che si agita per aprire la porta di una cantina In questa cantina i ricordi sono polvere deposta sulle bottiglie di vino millesimato Ceneri, ragnatele, tempo disperso nell'oscurità del silenzio.
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Ritirata Il dispiacere è ciò che cade a brandelli da un corpo arrugginito di tristezza Eppure senza dispiacere il lutto sarebbe pane secco, senza sapore e senza aromi La fine del lutto è la più bella ricompensa dell'assenza È la morte che si scusa e si ritira dalla memoria.
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La grazia Il tempo è il diluvio che ci inventiamo per dare fascino all'insonnia La grazia si fa attendere Mai si dà Mai si compra Eppure molte persone la mettono sul mercato.
Che a volte ho sognato di comprare a peso, un chilo o due Ma più la cerco più ci sfida mettendo alla prova i nostri nervi La penuria di pazienza non è contabilizzata sul mercato del lusso.
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Seduzione Ogni uomo è incerto Perché certe donne sono una roccia crudele Un enigma tracciato da un fulmine in una sera di tregua Gli uomini sono vigliacchi, si sente dire spesso Si dimentica di precisare che le donne sono crudeli, a ragione Il fatto è che l'uomo è sedotto dal furore che uccide.
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L'ultima festa Quando l'abisso è vicino, tutto lo splendore dell'umanità si risveglia Per solidarietà? No, una paura blu o verde tale da incrinare le muraglie Perché l'abisso è l'ultima festa in cui la notte non è più dove La terra si fa ironia defunta, riso aperto che fa scendere il cielo nel mare.
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Signor Cartesio Cartesio ha detto «Penso dunque sono». Dove sono finiti tutti quelli che non pensano mai? Sono senza essere oppure sono essendo assenti a se stessi, assenti al mondo Ma chi se ne preoccupa? Non il signor Cartesio, né i suoi discendenti.
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Rimbaud Un altro paradosso celebre: «Io è un altro». Questa affermazione è sfuggita a Rimbaud o invece la sua poesia le dà conferma? L'io è dall'altra parte dello specchio. Viaggia in Abissinia in compagnia di una moltitudine di "io" che non sanno più da dove vengono né in quale corpo stanno. Solo in poesia si possono praticare i paradossi e farne un marchio di fabbrica.
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Spinoza «Ogni essere tende a perseverare nel suo essere». Spinoza. Questo non è un paradosso, meglio; è un'evidenza, da tenersi ben presente, anche se non ha mai impedito alla metà dell'umanità di voler cambiare l'altra metà. La vita diventa allora un immenso cantiere in cui uomini e donne si accaniscono a spendere un'energia spropositata per fare di tutto affinché l'altro cambi e diventi di fatto come loro.
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Kavafis Il poeta testimonia di ciò che non ha mai visto né vissuto. Costantino Kavafis dice quasi la stessa cosa. «La verità non basta ma il poeta è testimone anche di quel che non ha visto». Cosa che significherebbe che «la verità appartiene solo ai vincitori».
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Verità e giustizia È il paradosso più auspicabile: che la verità e la giustizia si sposino. È come la politica e la morale, l'amore e la libertà, l'intelligenza e la bontà, la debolezza e la solidarietà, la grazia e la passione, la gioia e la serenità...
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Gli occhiali Sposiamoli, vedremo il mondo con occhiali che guariscono tutti i difetti Sentiremo l'umanità restituita alla sua grandezza in un mondo pacificato perché pacificante, anche se la noia sarà la regola. Oggi, la bruttezza consuma la volontà, instaura la mediocrità, la meschineria, e fa della noia un nemico da battere a forza di effetti speciali.
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Quanti sbadigli Un mondo in cui non ci sia più posto per la noia è un mondo formattato dall'errore e dall'illusione. Bisogna insegnare ai nostri bambini ad annoiarsi, forse è il modo migliore perché non abbiano mai male alle mascelle a forza di sbadigli.
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Sartre La noia sono gli altri. Sartre fa appello all'inferno per parlare degli altri. La noia basterebbe. È capace di fermare il tempo, di inquadrarlo in un'opera d'arte e di farne un oggetto di ammirazione. Prende così l'aria di una sanzione.
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Coperture L'ottimismo e il pessimismo sono invenzioni che come stampelle la ragione prende a prestito di fronte agli eccessi della realtà. Sono solo una copertura verbale di ciò che avviene e che non vogliamo ammettere.
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Senza gambe La realtà è laica. Non ha bisogno di eccessi; se ne fa carico molto bene da sola. Per questo essere ottimisti o pessimisti rende una gamba sana a chi le gambe non le ha.
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Il piccione Sembra che il piccione sia il più crudele degli animali. Quando si batte con un altro piccione, si accanisce su di lui fino a che non muore. E dire che uomini di buona volontà hanno scelto la colomba come simbolo della pace.
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Il ratto Sembra che anche il ratto sia crudele coi suoi simili. Cosa che ha permesso al filosofo Michel Serres di sostituire la frase «l'uomo è lupo per l'uomo» con «l'uomo è un ratto per l'uomo». Da parte mia dirò semplicemente: «l'uomo è uomo per l'uomo». È ampiamente sufficiente per immaginare tutto ciò che è capace di fare per distruggere il suo simile, colui che la religione chiama «il tuo prossimo».
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Montaigne Si tratta evidentemente dell'uomo di cui parla Montaigne, «ogni uomo porta il segno di tutta la condizione umana». E questo segno talvolta sanguina.
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Labirinti Abbiamo tutti, nascosto in noi stessi, un labirinto. La notte lo attraversa e vi deposita dei sogni e talvolta degli incubi. Non per forza è complicato. Talvolta è rettilineo, dritto come un'autostrada che porta alla tomba.
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Jean Genet La comodità è il nemico intimo dell'artista. «Non si è grandi artisti senza un grande dolore», diceva Jean Genet. Dunque la ferita è più feconda della felicità. Si scrive a partire dal dolore del mondo perché noi siamo il mondo.
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Kafka «Un libro deve essere la scure che fende il mare gelato fra noi», Kafka. Quanti libri ci cadono dalle mani. Hanno la portata di un piccolo temperino di plastica. Un coltello di paglia.
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L'intrusa L'angoscia non ha alcuna utilità. In noi essa respira. Intrusa nella vita, si avvinghia al nostro petto e ci stringe il cuore come se avesse sete di sangue. Si fa profumo di qualche infelicità, poi si allontana lasciando un sapore amaro sulla nostra lingua.
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Schiuma La gioia è la schiuma del mondo. Languisce all'infinito prima di arenarsi al limitare dei ricordi. E l'altro prega «perché la sua gioia resti». Ma essa non può.
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Nietzsche Il fatto che Nietzsche sia morto pazzo, rende le sue parole più potenti in saggezza. (traduzione di Anna Maria Lorusso)
L'autore Tahar Ben Jelloun (Fes, 1944), poeta, romanziere e giornalista vive a Parigi dove ha vinto il Premio Goncourt con La Nuit sacrée (1987). In Italia è pubblicato da Einaudi e Bompiani. Lo scrittore sarà protagonista alla «Milanesiana» martedì sera (ore 21.00 Sala Buzzati) con la lettura di Cinquanta paradossi, testo che in parte anticipiamo in esclusiva con alcuni disegni dello scrittore.