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Questo articolo è stato pubblicato il 10 luglio 2010 alle ore 13:06.
L'antica tonnara del Principe di Villadorata ha chiuso da oltre tre decenni. Ma a Marzamemi – piccolo borgo marinaro sulla punta estrema della Sicilia sud orientale, a 3 chilometri da Pachino, a 7 da Portopalo di Capo Passero – alcuni pescherecci sopravvivono ancora. Riposano pigri nella piccola baia, perché l'attività non è più quella di un tempo, il mare è meno generoso e la concorrenza è spietata. Per il resto, il tempo qui sembra aver imposto pochi cambiamenti. Piazza Regina Margherita è così romantica che sembra un set cinematografico a cielo aperto (lo è stato per davvero con Sud, di Gabriele Salvatores). Sui lati opposti della piazza si snobbano due chiese, quella vecchia e quella nuova, tutt'intorno le casette basse dei pescatori. La luce è di un bianco accecante, il silenzio assordante. I toni diafani sono "sporcati" dal rosso dei gerani e dal blu delle finestre de La Cialoma (che è il canto tipico della mattanza), una semplice trattoria a gestione familiare che prepara delle ottime tripoline ai ricci di mare, la pasta con le sarde e la spatola alla stimpirata.
Da Marzamemi si percorre la strada provinciale per Noto.I profumi di mare lasciano il posto al profumo di pomodori. Le serre di Pachino disegnano interamente il paesaggio.
Noto è già a portata d'occhio, comodamente adagiata sul suo altopiano. Qui, circondato dai capolavori del Barocco, lavora Corrado Assenza, al Caffè Sicilia. E' il più celebre e stimato pasticcere d'Italia, suo malgrado. Perché il "maestro" ama il basso profilo e l'essenziale. Come un alchimista del ventunesimo secolo, fonde i prodotti della terra siciliana in creazioni uniche: il gelato "fior di spezie", la granita di gelsi con la brioche, il trancio di torta "fattore zeta" (zafferano, zenzero e zucca).
Modica dista poco più di 40 chilometri. I Monti Iblei fanno da panorama, la natura è pacifica e vibrante. I vecchi muretti di pietra si rincorrono senza soluzione di continuità.
Tanto Noto è sfacciata nella sua bellezza, perfetta e immobile nelle geometrie, quanto Modica è sghemba, tremendamente spirituale, a tratti claustrofobica quando ti trascina giù nel "canyon", dove un tempo c'era il fiume e dove oggi c'è Corso Umberto I, e sei costretto a guardarla dal basso verso l'alto, con devozione. Per entrare in sintonia con la sua atmosfera raffinata e decadente la sistemazione ideale è Palazzo Failla, nella parte alta della città. Un'antica dimora nobiliare trasformata in un hotel di charme. All'interno delle suite padronali poche concessioni alla modernità e alle comodità degli hotel di lusso. Gli ambienti comuni e i mobili d'epoca trasudano storia e aristocrazia.