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Questo articolo è stato pubblicato il 15 luglio 2010 alle ore 08:11.
Sarà una celebrazione di grande effetto quella che stasera la Milanesiana (la manifestazione ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi) tributerà a una delle figure più eclettiche del Novecento letterario italiano: Fernanda Pivano. La lunga notte (al teatro dal Verme, dalle 21) vedrà interventi canori, concerti e proiezioni. Poi le letture: tra queste, quella di un'amica di lunga data della Nanda, Dori Ghezzi.
Che ricordo farà?
Quello di una persona unica. Una testimonianza di amicizia e di rispetto. La Pivano era amica di De André: si erano persi e poi ritrovati. Anche con me era nato un legame speciale.
Cosa aveva di particolare?
Sapeva ascoltare. E stare ad ascoltare lei, le migliaia di aneddoti, le cose che le erano successe nella vita era un privilegio. In più aveva una capacità di spirito unica. In più lei era anche musicista. Con Fabrizio parlavano molto di musica, e lei lo faceva con competenza, aveva studiato al conservatorio. E poi aveva un'ironia speciale.
Ci sono altre figure nella cultura contemporanea che le si possono affiancare?
Direi che lei, come Fabrizio, sono esempi di una generazione che non c'è più. Ma non è un male: è tutto cambiato. I giovani devono essere pronti ad averli come modelli, ma non serve imitarli. Se hanno talento, faranno emergere il loro.
C'è qualche giovane artista ai livelli di De Andrè?
Direi Vinicio Capossela, ma non è un giovane, è un artista affermato. E poi mi sembra Paolo Nutini, che tra qualche giorno sarà a Milano.
Progetti per la Fondazione De Andrè?
Tanti. Il prossimo è portare la mostra su Fabrizio qui a Milano. Stiamo scegliendo la location. Di sicuro in autunno sarà qui.
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