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Questo articolo è stato pubblicato il 21 luglio 2010 alle ore 13:36.
Il viso dolcemente reclinato e la posa inquieta. In primo piano, con un vestito nero, la fulva Wally tanto amata e più volte ritratta dal pittore. Per il museo Leopold di Vienna, che espone la più grande collezione di quadri dell'artista austriaco Egon Schiele, era impossibile rinunciarvi. Mettendo fine ad una annosa querelle diplomatico-giudiziaria l'istituzione viennese ha accettato di pagare 19 milioni di dollari agli eredi della gallerista ebrea che era stata costretta dai nazisti a vendere la tela. Tela che negli anni Cinquanta era entrata a far parte delle stesse collezioni del museo.
Il ritratto intitolato «Wally», apparteneva all'ebrea viennese, Lea Bondi, scomparsa nel '69. Nel 1939 la donna era stata costretta a vendere la tela a un collezionista nazista. Il quadro dopo varie peripezie era stato acquistato nel '54 dal museo Leopold. Nel '97 era stato prestato per una mostra al MoMa di New
York. Su richiesta degli eredi della Bondi, le autorità americane avevano messo sotto sequestro il quadro. Dopo una battaglia legale durata oltre dieci anni, il museo austriaco ha
accettato di rimborsare gli eredi della gallerista pur di tornare in possesso dell'opera. (S.Bio.)