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Questo articolo è stato pubblicato il 06 agosto 2010 alle ore 10:56.
Passione napoletana. Negli occhi, nel cuore, nella penna di Giusi Marchetta giovane talentuosa promessa della narrativa italiana. "Napoli ore 11" pagine lucide, spiazzanti, grondanti di poetica emozionale. Racconti che spalancano una sliding door su un Sud lacerato che non si arrende, che scompiglia e trasforma in vittime o scampati, briganti o innocenti, raggianti o disillusi. I volti e le storie, s'inerpicano nelle salite e discese partenopee metafore delle umane contraddizioni, protagonisti scovati tra i vicoli, gli androni chioccianti, lo splendore e la miseria, di una delle città più belle del mondo, paradiso stordente contaminato dal germe della devastazione.
Pezzi di un puzzle che riflettono pura percezione, la scrittura di Giusi è tattile, viscerale, agile, la sua retina arguta vede bellezza e scempio. Lei sente, osserva, ruba alla realtà, per raccontarci i suoi quattro anni di formazione, trasferita da Caserta per studiare in "una città più grande, più bella e migliore, per trovarci tutte le cose che nella sua città si è stancata di cercare". Istruzione alla vita, ai sentimenti, alle disillusioni, ai disagi di una coscienza giovane, in un'impietosa e saltellante scorribanda sul senso della vita che giustifica se stessa e che scende a patti con le frange scomode, nel profondo di una città polifonica "che somiglia a un prisma con tante facce". Il rumore partenopeo non cessa mai, nel tam-tam dei pensieri e la personale angolazione di Giusi, allo scoccare delle undici, tra il centro storico, i bassi dei Quartieri spagnoli Spaccanapoli, il corso Vittorio Emanuele, fin su in cima al lussuoso Vomero. Corre veloce la funicolare di carne e respiro della Marchetta, stralci di esistenze intessute nelle voragini e lacerazioni di un luogo dove la violenza consuma la bellezza del paesaggio, tatuaggi nella memoria di chi legge.
Il viso sfregiato per i petardi di Mario protagonista di "Colapesce", la furia adolescente di Nicola senza padre e l'amore- odio per la sua " Bambola" impiastricciata e bisognosa di protezione come lui. Il Gesù di legno "che fa un volo di due metri prima di grattugiarsi la faccia sull'asfalto" del sorprendente " A sua immagine e somiglianza", carambola elegiaca di un ragazzo sordomuto dalle mani d'oro che scolpisce un Cristo biondo, con un accenno di barba e l'orecchino. La prigionia dentro e fuori di"Poggioreale" dove " la vita è una schifezza ma è sempre meglio della morte. Quando sei morto non ti puoi nemmeno lamentare". Sono ragazzi, i primi attori dei racconti di Giusi, in trincea, tra le barricate, incerti, fragili e feroci, inconsapevoli testimoni di una tragedia quotidiana, che è crescere, formarsi, diventare adulti, in una Napoli che per la Marchetta "dopo quattro anni diventa un'altra città da cui fuggire in cerca di un posto più bello, migliore, senza un golfo ingannevole e gabbiani che ci girano intorno come avvoltoi" non senza malinconia e nostalgia insanabili. Consigliato a chi ama Napoli, crede nella speranza e un mondo migliore che verrà, predilige il talento della semplicità, la nitidezza dell'anima e il coraggio di una penna intelligente.