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Cultura-Domenica Arte

Creatività attenta ai costi

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Questo articolo è stato pubblicato il 27 agosto 2010 alle ore 13:02.

«L'architettura italiana esiste, malgrado tutto». Luca Molinari, curatore del padiglione italiano alla 12a Biennale di Venezia, dimostra con la sua esposizione che l'architettura italiana non è silenziosa, «malgrado i numeri drammatici che riguardano il consumo di territorio, la quantità di cemento che sale nelle città, i budget indecenti e l'assenza di committenza illuminata, pubblica e privata. Nonostante le fatiche – dice Molinari – ci sono tantissimi bravi architetti che lavorano in tutto il paese, e che lo stanno cambiando, soprattutto alla scala medio-piccola».

Ci sono scuole, sedi aziendali, parchi, nuovi quartieri e tanti spazi pubblici che dimostrano questa tesi.
Tra le opere modello c'è un piccolo spazio aperto, piazza Risorgimento realizzata a Bari dai romani Ma0, dove è stato realizzato un sistema di panchine rotanti e flessibili che lasciano all'utente la possibilità di configurare ogni volta in modo originale lo spazio; la centrale di cogenerazione di Bressanone disegnata da Modus architects, sulla cui copertura è stato realizzato uno skate park. Ci sono i nuovi quartieri milanesi frutto delle operazioni "Abitare a Milano", ma anche le riqualificazioni delle aree Maciachini e del quartiere Portello-Fiera. Numerose le abitazioni realizzate con meno di 1.000 euro al metro quadrato. Ci sono anche beni sequestrati alle mafie che tornano alle città e opere realizzate da giovani italiani per la cooperazione internazionale. Sono una quarantina le architetture selezionate da Molinari per la mostra «Ailati. Riflessi dal futuro» promossa dal ministero per i Beni culturali: sono tutte realizzate negli ultimi dieci anni, spesso firmate dalla nuova generazione di progettisti. Una collezione svelata ieri all'arsenale veneziano che racconta lo stato di salute dell'architettura contemporanea nel nostro Paese.


Dagli spazi pubblici alle abitazioni, il denominatore comune è la creatività a basso costo. «Non solo le piazze e i parchi ma anche le scuole, come quella da poco ultimata a Ponzano Veneto (Tv) da C+S associati, o gli alloggi costruiti a Bolzano da Christoph Mayr Fingerle nel quartiere Casanova o quelli degli architetti Greppi&Bianchetti a Chiari (Bs), in tutti questi casi – racconta Molinari – i progettisti hanno dovuto sperimentare con i limiti degli standard del mercato». Un'occasione per inventare modelli evoluti «ma è necessario che la committenza capisca che l'architettura è un investimento e che per ottenere buoni risultati servono risorse adeguate».

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Tags Correlati: Arte | Bolzano | Brescia | Christoph Mayr Fingerle | Italo Rota | Luca Molinari | Marco Navarra | Messina | Milano | Treviso

 


Una seconda chiave di lettura della mostra tocca un tema particolarmente sensibile per l'Italia: gli interventi sulla preesistenza. Dalla riprogettazione del patrimonio con innesti contemporanei che ridanno vita alla storia, come nel caso del Museo del Novecento di Milano in cantiere firmato da Italo Rota; ai progetti per il paesaggio come quello di Marco Navarra per Giampilieri, a Messina, proposto subito dopo la tragedia dello scorso anno per mettere in sicurezza il paesaggio ma anche per risarcire il territorio con un parco, senza accentuare la frattura nel tessuto urbano. «L'Italia fallisce sulla grande scala – dice Molinari – non ci sono grandi opere interessanti né infrastrutture ben integrate con il paesaggio. Le nostre città non accettano opere immense: la scuola italiana offre una lezione sul tema dei vuoti e delle piccole opere che ricuciono frammenti». Il curatore interviene nel dibattito sull'abbattimento e la ricostruzione delle periferie degradate invitando i politici a proporre «modelli urbani innovativi. Non basta dire abbattiamo e ricostruiamo. Bisogna interrogarsi sul come farlo: l'Italia deve lavorare sullo spazio tra gli oggetti costruiti, sui piani terra ad esempio, per ricreare luoghi realmente umani».

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