House Ad
House Ad
 

Cultura-Domenica Ventiquattro

Alla scoperta di Eva Joly, il magistrato più temuto di Francia che vuole sfidare Sarkozy

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 02 settembre 2010 alle ore 15:12.

Arrivata a Parigi come ragazza alla pari, ex segretaria, la norvegese Eva Joly è stata negli anni Novanta il magistrato simbolo della Mani pulite transalpina. Oggi, abbandonata la toga, ha fatto il suo trionfale ingresso in politica. È eurodeputato per i Verdi ed è pronta a una nuova sfida: quella per l'Eliseo, tra due anni

All'inizio sembrava una provocazione. La solita fantasia messa in giro dai giornalisti. Lei, Eva Joly, nata Gro Farseth, ancor oggi con un'ombra scandinava quando parla francese, possibile candidata alle prossime presidenziali del 2012. Lei, Eva-Gro, la Cenerentola norvegese diventata il magistrato più temuto di Francia, personificazione delle "mani pulite" locali, e poi, dall'anno scorso, dopo l'elezione a sorpresa a eurodeputata per i Verdi, uno dei politici più apprezzati oltralpe. Proprio lei come rivale di Sarkozy fra due anni? «Perché no», commenta l'interessata, mentre la possibilità prende piede nel suo partito, Europe Écologie. E nella sinistra. E nell'immaginario collettivo.

Dall'alto dei suoi 68 anni, la Joly ci tiene a precisare: «Sono diventata un personaggio pubblico. Ma avrei potuto avere un'esistenza diversa, realizzarmi con una vita familiare più intensa, o partecipando alle iniziative del mio quartiere. Sarei stata soddisfatta comunque». Racconta tutto questo con voce sussurrata, un po' monocorde, la stessa che ha usato per scagliarsi contro i paradisi fiscali, Sarkozy, il Fondo monetario internazionale. «Ancora oggi potrei decidere di trascorrere sei mesi all'anno nella montagna norvegese, che adoro. A fare kayak. O a camminare nella foresta. Sarei felice lo stesso». E invece eccola qui, in una giornata di sessione plenaria al Parlamento europeo a Strasburgo. Joly, che presiede la commissione per lo Sviluppo, scivola nei corridoi senza fine, in un edificio che è un labirinto.

Eva-Gro, la donna dalle tante vite. Figlia di un sarto a Oslo, famiglia modesta, diplomata segretaria. Finì a Parigi quasi per caso, con una borsa di studio della scuola, ragazza alla pari presso la famiglia Joly, alta borghesia. In una stanzetta minuscola, all'ultimo piano, riservata alla domestica, leggeva Le Monde, sfogliando un grosso dizionario francese-norvegese. Doveva restare pochi mesi. Ci è rimasta una vita. Si innamorò del figlio maggiore dei Joly, futuro medico. Si sposarono contro la volontà dei genitori di lui. Che dal padre ricevette una missiva perentoria: «Non sposarti con Gro. Non sappiamo da dove viene. Non sappiamo chi è la sua famiglia». E giù con epiteti poco carini nei confronti di quella vichinga dagli occhi blu, bellissima. «Volgare» per i Joly.

L’articolo continua sotto

Ventiquattro incontra Joly la donna in corsa per l'Eliseo

Eurodeputato per i Verdi, è stata anche il magistrato simbolo della Mani pulite francese

Tags Correlati: Cultura | Daniel Cohn-Bendit | Elf | Eliseo | Europe Écologie | Eva Joly | Fmi | Gro Farseth | Islanda | Italia | Oslo | Parigi | Partito dei verdi | Roland Dumas | Sarkozy | Strasburgo |

 

La coppia finì a vivere in un appartamentino dietro al Panthéon. Gro, ribattezzata Eva, si divideva fra i lavoretti per arrivare alla fine del mese e gli studi di Giurisprudenza. «Mi iscrissi a 24 anni. Era il 1968, un anno incredibile, pieno di speranze». Lì conobbe, almeno a distanza, Daniel Cohn-Bendit, leader carismatico del maggio francese, oggi esponente di spicco di Europe Ecologie. Colui che l'ha coinvolta nell'avventura: lui ha creato il fenomeno politico Joly.

Nel 1973 Eva era segretaria di una casa discografica. Indossava i vestiti che cuciva lei stessa. «I colleghi mi facevano i complimenti. E mi dissero: perché non prepari una collezione intera? Organizzammo una sfilata. Devo avere ancora le foto». Pure stilista, Eva dalle tante vite. Poi, per otto anni, ha lavorato come consulente giuridica di un ospedale psichiatrico. A 38 anni è entrata in magistratura. Per condurre negli anni Novanta inchieste su affaires politico-finanziari spinosi, come quello legato al gruppo Elf, un incredibile giro di tangenti.

Eva non dimentica mai di sottolineare «la generosità con la quale la Francia mi ha accolto. Qui, se studi e superi i concorsi, vai avanti. Non credo che un francese potrebbe mai diventare giudice in Norvegia». Ma negli anni del magistrato Joly venne fuori anche il peggio della Francia. Il sistema reagì con battutacce maschiliste e cattive, sfruttando anche episodi tragici della sua vita, come il suicidio del marito, dal quale si era separata. Roland Dumas, barone della sinistra mitterrandiana, al domicilio del quale Eva osò presentarsi per un'accuratissima perquisizione, la definì «una norvegese psicologicamente rigida». Ancora oggi c'è chi parla del suo percorso come il frutto di una rivincita sociale, "la rabbia dell'ex servetta". «In Norvegia si dice "fare un viaggio sociale". Preferisco quest'espressione. È ovvio che ho compiuto un viaggio sociale, passando per luoghi inattesi. Perfino un ospedale psichiatrico, dove ho conosciuto la sofferenza. Lì ho imparato che bisogna trattare bene gli esseri umani. Ho appreso il valore della dignità. Quando si dice che sono stata spinta dalla sete di rivincita sociale, è riduttivo. Esistono altre molle nella vita: la voglia di realizzare un progetto, di agire sul mondo reale. Di sognare un mondo migliore, il mio desiderio ancor oggi». E per resistere agli attacchi gratuiti «occorre un equilibrio interno, creato fuori dal lavoro».

Dal 2002, dopo aver abbandonato la toga, Eva tornò a Oslo a lavorare per il Governo norvegese come consulente nella lotta alla corruzione e al riciclaggio del denaro sporco a livello internazionale. «Sono soldi sottratti al decollo dei paesi in via di sviluppo. È questo il fatto più grave», sottolinea con la stessa voce sussurrata di sempre. Che usa ancora quando affronta la questione islandese. Il Governo di Reykjavik l'ha messa alla guida di un'inchiesta sulla sfiorata bancarotta di stato. Oltre ai suoi viaggi tra Bruxelles, Strasburgo e Parigi (dove trova il tempo per dedicarsi ai nipoti, tema ricorrente delle sue conversazioni), adesso deve fare anche diverse puntate in Islanda. Ma è soddisfatta, «perché lì parlano l'antico norvegese». E perché Björk è la sua cantante preferita.

La sua interpretazione dei fatti? «Il Fondo monetario internazionale insiste perché l'Islanda non abbia più un deficit pubblico a partire dal 2012. Spinge, in quell'ottica, sullo sfruttamento delle risorse naturali, pesca e alluminio, oltre i limiti del possibile. E senza considerare i più ovvi principi di un'economia sostenibile. L'Fmi obbliga gli islandesi a svenarsi per rimborsare debiti creati artificialmente a causa della mancanza di regole internazionali: è un'ingiustizia. Se il regolatore europeo e quelli lussemburghese, britannico e olandese avessero fatto il loro dovere, non saremmo arrivati qui».

Decisa. Ma calma. Come sempre. Il tono della voce non cambia. Sarkozy? «Quando venne eletto, dissi subito che era come Berlusconi. L'esercizio del potere l'ha confermato. Sia in Francia che in Italia l'intervento della giustizia nella vita economica e negli affari legati al mondo politico sono considerati illegittimi dal potere, che cerca di sottrarsi a quel controllo modificando le regole. Un esempio è la riforma voluta da Sarkozy per eliminare il giudice istruttore». Eva è stata uno dei giudici istruttori più famosi di Francia. All'origine di inchieste battagliere. Cosa è rimasto di tutto quello? «Almeno la sensazione che l'impunità non sia garantita al cento per cento. Che si possa finire in prigione». Joly presidente? Davvero solo una provocazione? Chissà. Eva dalle tante vite.

Shopping24

Da non perdere

L'esempio di Baffi e Sarcinelli in tempi «amari»

«Caro direttore, ho letto (casualmente di fila) i suoi ultimi tre memorandum domenicali. Da

L'Europa federale conviene a tutti

Ho partecipato la scorsa settimana a Parigi a un incontro italo francese, dedicato al futuro

Non si può privatizzare la certezza del diritto

In questa stagione elettorale, insieme ad un notevole degrado, non solo lessicale, ma anche di

Le sette criticità per l'economia Usa

Quale futuro si prospetta per l'economia degli Stati Uniti e per quella globale, inevitabilmente

Sull'Ilva non c'è più tempo da perdere

La tensione intorno al caso dell'Ilva non si placa. Anzi, ogni giorno che passa – nonostante i

Casa, la banca non ti dà il mutuo? Allora meglio un affitto con riscatto. Come funziona

Il mercato dei mutui in Italia resta al palo. Nell'ultimo mese la domanda di prestiti ipotecari è


Jeff Bezos primo nella classifica di Fortune «businessperson of the year»

Dai libri alla nuvola informatica: Jeff Bezos, fondatore e amministratore delegato di Amazon,

Iron Dome, come funziona il sistema antimissile israeliano che sta salvando Tel Aviv

Gli sporadici lanci di razzi iraniani Fajr-5 contro Gerusalemme e Tel Aviv costituiscono una

Dagli Assiri all'asteroide gigante del 21/12/2012, storia di tutte le bufale sulla fine del mondo

Fine Del Mondo, Armageddon, end of the World, Apocalypse? Sembrerebbe a prima vista roba da