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Questo articolo è stato pubblicato il 02 settembre 2010 alle ore 08:07.
Paillettes, fischi e petizioni: la 67esima edizione del Festival del Cinema di Venezia si è aperta al l'insegna della varietà. Mazdak Taebi, assistente di Jafar Panahi, ha inaugurato la sezione Giornate degli autori con La fisarmonica, il corto del regista iraniano Leone d'oro nel 2000. «Noi qui siamo tutti criminali, perché il cinema è un reato», ha detto Taebi alla platea e, leggendo una lettera di Panahi, ha lanciato un appello: «Lasciatelo viaggiare, lasciatelo lavorare». Il corto racconta la storia di due piccoli ambulanti che vivono suonando e cantando. Quando ritrovano la fisarmonica sottratta da un ladro, i bimbi decidono di continuare la loro attività assieme a quest'ultimo, condividendone i proventi. Panahi non verrà a Venezia: non può finché è in corso un processo a suo carico, ma a suo favore si è aperta una petizione a Villa degli Autori. Se le lacrime di Juliette Binoche a Cannes hanno spalancato le porte del carcere, forse migliaia di firme potranno almeno restituirgli il passaporto.
Chi non ha voluto fare commenti sulla vicenda è stato invece il presidente della giuria del concorso, il regista Quentin Tarantino, che in camicia da montanaro blu e nera ha dato ieri la sua ricetta di giurato: «Non favorirei nemmeno mia madre, se non mi piacesse il suo film».
Prima di Natalie Portman, intensa protagonista di Black Swan di Darren Aronofsky, sul tappeto rosso hanno sfilato le sagome di 15 poliziotti con un pugnale nella schiena, per protestare contro i tagli alla sicurezza, poco prima che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano arrivasse accolto da un'ovazione del pubblico. Fischi invece ha ricevuto Aronofsky da parte della critica: Black Swan è un thriller psicologico la cui protagonista Nina (Natalie Portman) è una ballerina schiacchiata da una doppia identità di angelo e diavolo, il cigno bianco e il cigno nero, che deve interpretare. Aronofsky continua con Black Swan nel solco di The Wrestler, film con cui vinse il Leone d'oro nel 2008. «Il mondo del balletto è simile al wrestling – dice – nel rapporto esasperato con il fisico e nella terribile competizione con se stessi e con gli altri». Gli sguardi sono tutti per Natalie, che per sei mesi ha allenato il suo fisico per cinque ore al giorno, un fisico strappato alla danza da Luc Besson, che la volle in Leon (1994). Da bella senza nerbo, Portman riesce a trasformarsi in diabolica seduttrice, anche attraverso l'autoerotismo e il bacio e il sesso saffico, che Portman ha definito senza convinzione «una sfida».