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Questo articolo è stato pubblicato il 03 settembre 2010 alle ore 08:06.
Benedetto XVI avrebbe potuto sperare in un regalo di benvenuto migliore: a pochi giorni dalla prima visita ufficiale del Papa in Gran Bretagna, il piú celebre scienziato inglese pubblicherá un libro che sostiene che Dio «é superfluo». Stephen Hawking, che finora aveva sostenuto che l'idea di un Creatore supremo non è incompatibile con la scienza, ha cambiato idea. La presa di posizione di un autore cosí eminente è destinata a rinfocolare le polemiche tra "creazionisti" cristiani e scienziati atei.
Nel suo nuovo libro The Grand Design, scritto assieme al fisico americano, Leonard Mlodinow che verrà pubblicato la settimana prossima, Hawking sostiene che non è necessario invocare l'intervento di Dio per accendere l'interruttore e far partire l'universo. La creazione spontanea è la ragione per cui le cose esistono invece del nulla, per cui esiste l'universo, per cui esistiamo noi. Dato che esiste la legge di gravitá, l'universo puó crearsi da solo dal nulla».
Hawking è uno dei massimi esperti al mondo di buchi neri e gravitá. Nel suo libro piú celebre, Una breve storia del tempo, pubblicato nel 1988, sembrava credere che la fede religiosa e la fiducia nella scienza fossero compatibili e potessero anzi rafforzarsi a vicenda. «Se riuscissimo a scoprire una teoria completa sarebbe il massimo trionfo della ragione umana, perché riusciremmo a capire la mente di Dio», aveva scritto.
Ora invece Hawking abbandona definitivamente la convinzione di Sir Isaac Newton che l'universo non possa essere nato dal caos, e deve quindi essere stato creato da Dio. Come Charles Darwin aveva dimostrato che la teoria dell'evoluzione della specie rende inutile il ruolo di un creatore nel campo della biologia, cosí le nuove teorie scientifiche rendono inutile un creatore dell'Universo.
Il "Big Bang", la grande esplosione che ha creato il mondo, non è stato un evento straordinario che puó essere spiegato solo con l'intervento divino, ma una conseguenza inevitabile delle leggi della fisica. La possibilità che il nostro universo non sia l'unico ma solo uno di una serie di universi «rende meno straordinarie le condizioni del nostro pianeta» e elimina la certezza che «la Terra sia stata creata apposta a beneficio degli esseri umani».