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Questo articolo è stato pubblicato il 03 settembre 2010 alle ore 21:56.
Sarà quasi impossibile per il pubblico veneziano ricordarsi di «Reign of Assassins» come di un'opera (anche) dello sconosciuto Su Chao-pin. Tutti i riflettori sono infatti (giustamente) puntati su John Woo, premiato quest'anno con il Leone d'Oro alla carriera, che del film è però "soltanto" il co-regista.
Su Chao-pin, da circa un decennio uno dei più promettenti sceneggiatori taiwanesi, è alla sua quarta fatica registica; per John Woo si tratta invece dell'ultima tappa di un lungo percorso iniziato negli anni '60 e che ha avuto il suo apice fra la fine degli '80 e l'inizio dei '90, grazie a titoli come «The Killer» o «Bullet in the Head», prima della trasferta americana che ha segnato un decennio della sua carriera.
Ambientato in Cina nel 428 d.C., «Reign of Assassins» racconta la storia di una celebre spadaccina che decide di cambiare volto e nome per sfuggire a una taglia messa sulla sua testa da una banda di assassini. Nel momento in cui sembra essere riuscita a cambiare vita, sposandosi con un uomo in apparenza semplice e tranquillo, il passato che pensava di aver allontanato per sempre tornerà a bussare alla sua porta.
Nei panni della protagonista c'è la brava attrice malese Michelle Yeoh, nota al pubblico occidentale per i suoi ruoli ne «La tigre e il dragone» e in «Memorie di una geisha».
John Woo, dopo essere tornato a girare le sue pellicole in Cina con il precedente «La battaglia dei tre regni» (uscito nelle sale italiane meno di un anno fa), racconta così con «Reign of Assassins» ancora una storia epica, che appartiene direttamente al filone dei wuxiapian (il "cappa e spada" cinese): genere che ha avuto il suo massimo sviluppo negli anni '60 e '70, ma con il quale in tempi più o meno recenti si sono già confrontati registi del calibro di Wong Kar Wai («Ashes of Time» del 1994), Ang Lee («La tigre e il dragone» del 2000) o Zhang Yimou («Hero» del 2002).
Rispetto ai registi sopra citati l'approccio di Woo (in questo caso) risulta più leggero, quasi che il suo desiderio non sia solo di divertire il pubblico ma anche di divertirsi lui stesso.
Ai tanti momenti epici, e agli splendidi duelli coreografati simili a balletti, si uniscono nel film situazioni comiche e personaggi divertenti che rendono quest'opera molto diversa dalla maggior parte delle pellicole appartenenti al medesimo genere.