Questo articolo è stato pubblicato il 05 settembre 2010 alle ore 08:04.
di Marco Carminati
Mentre i progetti dei Grandi Uffizi e della Grande Brera vanno mortalmente a rilento o continuano ad aleggiare nell'empireo delle buone intenzioni, a Firenze sta per partire sul serio il progetto di raddoppio di una delle collezioni d'arte più antiche e importanti della città: il Museo dell'Opera del Duomo.
Posta alle spalle della cattedrale fiorentina e qui presente da ben sette secoli, quest'istituzione è un autentico scrigno di capolavori. La Pietà che Michelangelo aveva pensato di collocare sulla sua tomba si trova qui, in compagnia delle spettacolari Cantorie scolpite da Donatello e da Luca della Robbia per il Duomo presenti in tutti i libri di storia dell'arte. Le quali sono, a loro volta, esposte insieme alle sculture di Arnolfo di Cambio modellate per l'antica facciata del Duomo, insieme a quelle modellate da Andrea Pisano per il campanile di Giotto, insieme alla Porta del Paradiso di Lorenzo Ghiberti, colossale manufatto di bronzo dorato proveniente dal Battistero e qui ricoverato dopo i danni dell'alluvione del 1966. E, come se non bastasse, il tutto è arricchito da ulteriori capolavori di scultura (ad esempio i Profeti e la Maddalena di Donatello), da rari dipinti su fondo oro (Bernardo Daddi, Giovanni del Biondo), da strepitose oreficerie in oro, argento e pietre preziose, da spettacolari paramenti sacri (alcuni ricamati su disegno di Annibale Carracci), da molti, bellissimi, modelli lignei originali, legati soprattutto ai progetti per la cupola e la facciata della cattedrale.
Frutto di un secolare deposito di opere d'arte provenienti dal Duomo, dal Battistero e dal Campanile di Firenze, qui ricoverate per ragioni di tutela e conservazione ma anche a causa dei mutamenti dei gusti artistici o dei rinnovamenti legati a nuove liturgie, questo museo ha cominciato negli ultimi decenni a farsi davvero stretto.
L'occasione d'oro si è presentata nel 1998, quando l'Opera del Duomo è stata in grado di acquisire l'ex Teatro degli Intrepidi, un edificio collocato alle spalle del museo che era stato chiuso al pubblico nel 1914, e successivamente degradato a deposito e a garage. Ebbene, l'acquisto di quest'enorme teatro-garage proprio dietro il Museo dell'Opera ha aperto la concreta possibilità non di un semplice ampliamento ma dell'esatto raddoppio del museo.